Un portale per l’educazione diffusa

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L’educazione diffusa è un vero manifesto politico che prefigura un mondo radicalmente diverso. L’educazione è alla base di tutte le idee.

Finalmente si avvia il progetto di una “base” web, un’ unica piazza virtuale e reale, da cui partire per comunicare più efficacemente, condividere, raccogliere idee ed esperienze, allo scopo di costruire passo dopo passo un sistema dell’educazione diffusa e superare tante incomprensioni in buona o mala fede sull’essenza della nostra idea e del nostro progetto.

Come ribadisce Paolo Mottana: ” Introdurre l’educazione diffusa nella società, come già molte volte sottolineato, non significa semplicemente portare i ragazzi e i bambini fuori dalla scuola a fare esperienze necessarie alla loro formazione. Significa prendere il mondo come oggi si presenta in tutte le società occidentali e occidentalizzate e rovesciarlo da capo a fondo.
Quello che noi ci proponiamo è che la presenza rinnovata di una parte assai cospicua della popolazione fino ad oggi relegata dentro gli istituti di soffocamento e educastrazione che chiamiamo scuole e che -come ci han ben spiegato Althusser, Foucault e Goodman (tra altri) sono sistemi di soggiogamento e addestramento all’accettazione dei sistemi di potere, in virtù del trattamento dei corpi e delle menti che in essi si praticano-, cambi radicalmente il nostro modo di vivere.
I bambini e i ragazzi che rientrano nella vita sociale, a partecipare, a contribuire, a offrire il loro punto di vista e a imparare, debbono costringere tutta la compagine sociale a interrogarsi su come offrire a questi suoi figli occasioni vitali di presenza piena, di condivisione, di vita intensa insieme a tutti gli altri. Le vie esperienziali che Giuseppe Campagnoli ed io abbiamo suggerito, e cioè servizio sociale, lavoro, cultura simbolica, indagine, corporeità, natura fan sì che bambini e ragazzi entrino nel vivo della società e non siano semplici spettatori.
Ciò significa che il loro sguardo e la loro sensibilità, da sempre più acuti e ancora non intaccati dal ricatto del denaro e del lavoro salariato, non possano non influire sull’andamento della vita generale.
La loro presenza influirà sulla forma delle città, della viabilità, dell’architettura, costringendo a pensare territori che siano in grado di ospitarli non per fare improbabili città dei bambini ma città a misura di tutta la popolazione nella sua integrità e differenziazione.

E ancora:

“Però l’educazione diffusa non è mandare studenti a fare scuola in città (FARE SCUOLA!!!), è totalmente altro ed è scritto nero su bianco nei nostri libri, sorretti da una filosofia politica forgiata in lunghi anni di esperienza e di studio di cui sono testimonianza molti altri volumi e conferenze e battaglie, sulla controeducazione, la gaia educazione e l’antipedagogia. So che questo non piace, mica mi illudo, sono anni che non vengo invitato a uno convegno dalle beghine dei miei colleghi di pedagogia né da quasi nessun altro. Per carità una fortuna perché quei convegni sono la peggior perdita di tempo che a uno possa capitare. Però questo è il segno. Siamo sulla strada giusta. Quando così tanti culi di piombo nel mondo ci ostacolano e ci ignorano vuol dire che noi voliamo alto. E prima o poi qualcuno se ne accorgerà.

“Per connettere e condividere esperienze come ad esempio quelle della Scuola Elfica di Cagliari o dell’Officina del fare e del Sapere di Gubbio e tante altre note ed ignote ispirate all’educazione diffusa occorrerebbe a mio parere costruire finalmente una rete, un portale libero, autonomo, aperto e pubblico, per non disperdersi, agire insieme, diffondere e formarsi per avviarsi sul serio sulla strada della costruzione di un vero sistema dell’educazione diffusa capace di contribuire anche a cambiare radicalmente la realtà.

Durante i nostri incontri di formazione siamo venuti a conoscenza di tante esperienze fuori dal coro, spesso timide e parziali ma da ritenere comunque decisamente affini quando non esplicitamente ispirate all’educazione diffusa. Far conoscere e diffondere quanto più possibile queste esperienze, sparse per l’Italia e a volte nascoste, anche per farle dialogare tra loro è di vitale importanza al fine di sensibilizzare le persone e i gruppi verso un’idea sicuramente più libera ed efficace di educazione, anche allo scopo di organizzare, dopo i tanti incontri in giro per l’Italia, nuovi eventi ricchi di testimonianze e racconti, approfittando anche dell’imminente uscita del volume di Paolo Mottana “Il Sistema dell’educazione diffusa” Tutte le iniziative in campo rappresentano in qualche modo le eccezionali avanguardie di un progetto che varrebbe la pena mettere in rete ed estendere per quanto possibile in forma sperimentale nella cosiddetta scuola pubblica, utilizzando anche le strade offerte dalle norme poco e malamente utilizzate sull’autonomia didattica ed organizzativa delle scuole nella loro attuale configurazione sistemica.

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A partire dal testo del Manifesto del 2017 e dai successivi aggiornamenti in libri, articoli e saggi, si possono infatti aggregare persone, insegnanti, amministratori, associazioni, interessati o in qualche modo già operanti in linea con l’idea di educazione diffusa. Il portale oltre a censire in qualche modo le esperienze, offrire strumenti documentali e bibliografici, attivare iniziative di formazione, può costituire un eccezionale strumento di condivisione e comunicazione collegato anche alle pagine o ai gruppi social già attivi da tempo. La proposta di una rete ed un portale oltre che l’ipotesi di una qualche forma associativa tesa anche ad agevolare burocraticamente le iniziative di formazione, era stata ventilata nell’incontro intitolato “Facciamo il Punto” del maggio 2022 e ripreso durante il seminario a Rimini del settembre scorso. Ora credo sia venuto il momento di individuare un piccolo gruppo di studio per discutere della necessità di pensare ad un portale e alla costituzione della rete. Si accettano interventi, proposte e contributi come commento a questo appello oppure intervenendo sui social già attivi (o scrivendo a researt49@gmail.com) per arrivare al più presto ad un incontro ristretto che attivi una discussione sul tema.

In tempo reale aggiungo solo una chiosa dedicata a chi avesse ancora perplessità o riserve sull’idea dell’educazione e sulla sua efficacia anche per contribuire a cambiare radicalmente la realtà a partire dal rendere protagoniste nella vita le attuali e prossime giovani generazioni. Nel concetto di educazione diffusa non ci sarebbe già un’idea rivoluzionaria del mondo? Non emerge in modo chiaro quali mondi nuovi, Il manifesto dell’educazione diffusa già prefigurava a suo tempo? Quante volte questa idea è stata da noi spiegata e ripresa fino ad oggi?

Cito solo due esempi a caso tra le decine di pubblicazioni tra libri, saggi, articoli sull’argomento.

Da Comune-info. Almanacco di una scuola immobile. Giuseppe Campagnoli 7 febbraio 2020

Tutti d’accordo che la scuola vada cambiata, pochi convinti che debba essere rifondata dalle basi del concetto di educazione magari anche dal di dentro e con coraggio. Il gotha presunto della scuola continua da tempo a pontificare senza offrire una via reale di cambiamento alla radice dei mali. Io soliti nomi e cognomi che si rincorrono nei media e nella letteratura del settore che blatera di scuola elogiando spesso ricette autoreferenti e pannicelli caldi sparsi qua e là nell’empireo delle sperimentazioni miracolose e miracoliste che hanno sempre gattopardescamente lasciato in sostanza le cose come sono sempre state. Si parla ancora di materie, di saperi distinti, di tecnologie, di insegnanti mal pagati e mal preparati, di reclusori scolastici da rifare più belli e moderni, di scuola e lavoro, di scuola e politica, di scuola e azienda, di bullismo, burnout, burocrazia, valutazione, classificazione, democrazia, discente, docente, dirigente…Pochissime le eco che rimandano a qualcosa di più e di oltre. Pochissimo il coraggio di osare anche con il rischio di essere chiamati visionari o sovversivi, come lo erano, d’altra parte Freinet, Illich, Fourier, Ward, Freire… che non sono proprio diventati riferimenti di pedagogie alla moda declinate in troppi modi e in troppe versioni spesso contrastanti tra loro. Non sarebbe il caso di pensare finalmente a un bel repertorio di buone idee e di buone pratiche? A un virtuoso ibrido di belle esperienze che ricostruiscano ex novo una scuola completamente diversa, completamente autonoma dal mondo economico attuale e magari diffusa in ogni ambito della vita e della natura? Ogni sapiente, come spesso accade, deve dire la sua da un parziale, spesso scontato, punto di vista senza apportare nulla di nuovo e significativo nell’antologia delle prediche sulla scuola a cui ormai siamo terribilmente abituati da tanti decenni, forse fin dalla nascita della scuola pubblica. Una delusione cocente e crescente, soprattutto se penso a ciò che faticosamente si sta muovendo al di fuori di questo dorato recinto della solita speculazione educativo-didattica-didascalico-formativa e parapsicosociopedagogica e che spesso è sconosciuto, misconosciuto, boicottato, minimizzato, quando non ostacolato e ghettizzato. Tutto questo ci dice che occorre più che mai osare ed oltrepassare la scuola lasciando da parte i soloni e i mediatici che parlano di tutto e di niente senza offrire nessuna idea veramente rivoluzionaria e globalmente praticabile anche da subito, sicuramente con meno risorse inutili e sprechi diffusi e con più gratificazione per tutti, insegnanti compresi, che per primi rinascerebbero a un nuovo ruolo sicuramente più remunerato e più riconosciuto oltre che appassionante. C’è chi ci sta credendo molto e si sta dando da fare, anche da dentro il sistema. Se siete masochisti e volete versare lacrime amare sul futuro dei nostri giovani e sulla capacità delle genti di leggere e capire la realtà leggete questa mirabile antologia di detti e contraddetti, di pontefici del sapere e del non volere, di mirabili saggi onnipresenti sulla scena abusata degli affabulatori di scuola. Magari vi verrà un sussulto di orgoglio e di disgusto insieme che spinga verso un reale superamento di tutto ciò che rende la scuola a volte vecchia, a volte inutile, a volte pericolosa, a volte perfino grottescamente paradossale.”

Da Comune-info. L’educazione è alla base di tutte le idee Giuseppe Campagnoli 26 Maggio 2022

Attraverso l’educazione è possibile costruire o ricostruire l’idea della pace (e della guerra) come della salute, dell’economia, della città, della natura, della politica, della proprietà, della vita in generale. Ma la condizione fondamentale è che l’educazione avvenga principalmente attraverso l’esperienza e la vita stessa con una serie infinita di quello che in tanti chiamano lo choc educativo che avviene durante le tante esperienze e le osservazioni, le ricerche, le incidentalità, gli studi e le restituzioni e condivisioni in corpore vivi e che si esplicano attraverso un’intelligenza unica, multiforme e multisenso. Il tutto nelle varie scene dell’apprendimento che vanno dal corpo alla natura, all’immaginazione  all’arte, alle storie tratte dalla realtà e dalla fantasia, dalla scienza che cerca e ricerca senza fine e senza dogmi, dalla lingua che è pensiero e delle relazioni umane che non sono separate fra di loro ma rappresentano una interconnessione continua di contatti molteplici e multiformi.  Istruzione, addestramento, formazione sono invece le sovrastrutture parziali e strumentali dell’educazione che non può essere per sua natura codificata e cristallizzata in procedure, programmi, valutazioni competenze e conoscenze determinate dai vari poteri dominanti più o meno sulla base di consensi discutibili quando non indotti o obbligati palesemente o subliminalmente. Conoscere, sapere e saper usare liberamente la realtà e le storie, la creatività e l’immaginario in una accezione collettiva e cooperativa possono mitigare e orientare in senso positivo gli stimoli naturali ai conflitti e all’aggressività se il cosiddetto “mutuo appoggio” fondamentale in natura (cfr. Kropotkin) lo diventasse anche per l’animale della specie umana. L’educazione può, nel tempo salvare il mondo, purché sia libera, diffusa e integrata nei diversi momenti e luoghi della vita, quasi istintiva, sicuramente incidentale.

“Chissà che non si riuscisse a distinguere un briciolo di realtà dalle mille verità costruite, contrapposte come strumenti di potere e di controllo economico, politico e sociale. Chissà che lentamente le persone non si rendano conto che le loro convinzioni, a volte anche quelle apparentemente trasgressive o controcorrente, non siano invece indotte dall’ignoranza costruita su mille verità manipolate, sulle bulimie mediatiche e transmediatiche di social, giornali, tv, a senso unico (il mercato che li gestisce) dai pontificatori, frullatori di pensieri e di idee, sublimi confezionatori di brodi di notizie-fiction, filosofi, scrittori, reporter pro domo sua e mezzi busti d’assalto? Verità e dogmi di tutte le risme sono passati e si sono sedimentati per generazioni e vi passano ancora, attraverso la cosiddetta “istruzione”, pubblica o privata che sia, con i loro strumenti di controllo, classificazione, selezione e infine reclutamento tra le fila di chi ha o avrà potere sulla comunità e di chi obbedirà senza problemi alle leggi, alle notizie, ai racconti, alle favole terribili o seducenti costruite proprio ad usum delphini. Probabilmente con una educazione profondamente e radicalmente diversa il pensiero critico e creativo sarebbe prevalente e porterebbe se non altro a osservare la realtà senza schermi e schemi prefigurati e a farsi più domande ed esprimere dubbi più che certezze indotte e “guidate”. Ci vorrà qualche decennio ma ne varrà senz’altro la pena se si arriverà in tempo.”

Giuseppe Campagnoli 30 Marzo 2023

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2 thoughts on “Un portale per l’educazione diffusa”

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