Una divisa per nascondere le diseguaglianze.

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«C’est l’idée qu’on va gommer Mai 68»

Pour le sociologue François Dubet, Brigitte Macron est «en train d’inventer une tradition» qui ne saurait régler le problème des inégalités à l’école. Libération. Intervista raccolta da Romain Boulho.

Traduzione di Giuseppe Campagnoli

Tutto il mondo è paese. E i nostri cugini pare abbiano un concetto di educazione ancora molto conservatore.

“È l’idea che cancellerebbe il ’68”

 Per il sociologo François Dubet, Brigitte Macron sta “reinventando una tradizione” che non può risolvere il problema delle disuguaglianze a scuola.

 RACCOLTA DA ROMAIN BOULHO

 Un ritornello a destra e all’estrema destra, la divisa scolastica, che sarebbe l’antidoto a tutti i mali della scuola, ha un nuovo megafono.  Brigitte Macron, ex insegnante privata di francese, ha appena inserito un nuovo tassello. Mercoledì, alla vigilia della proposta di legge in materia del Rassemblement National di Marine Lepen, la first lady si è detta favorevole: “Cancella le differenze, e fa risparmiare tempo. Scegliere come vestirsi al mattino è dispendioso in termini di tempo e denaro “.  Per François Dubet, sociologo specializzato in scuola e disuguaglianze, già direttore degli studi presso la School of Advanced Studies in Social Sciences, l’idea è un “pensiero illusorio”.

 L’uniforme scolastica suscita molte fantasie, la prima è la sua stessa esistenza…

 Infatti non ce n’è mai stata una in Francia di uniforme.  Nella scuola repubblicana è una leggenda metropolitana.  C’erano camiciotti per ragazze e ragazzi, ma nessuna uniforme.  Era, come dice Brigitte Macron, gonne blu a pieghe e simili, ma nelle scuole private chic, non nella scuola di Jules Ferry.  Ai genitori è stato detto di comprare un camice in modo che i loro figli non si sporcassero, ma non per amore dell’anonimato.  Viviamo oggi in un immaginario scolastico che è in gran parte una ricostituzione.  Sono entrato nella scuola elementare nel 1950 e non ho mai visto una divisa.  È assurdo. Brigitte Macron parla di un modo per “cancellare le differenze”.  Ma cosa viene preso di mira?  La differenza tra ricchi e poveri o è piuttosto un modo indiretto di prendere di mira i segni della differenza religiosa?  Non lo so.  In ogni caso, l’idea che la divisa possa cancellare le differenze è, a mio avviso, puramente immaginaria.  Gli adolescenti sono ossessionati dal loro stile, dal loro aspetto, dai loro capelli, tinti o meno, dalla loro marca di basket… Per quanto riguarda le differenze scolastiche, abbiamo recentemente avuto dati dal Ministero dell’Istruzione sulla composizione sociale degli istituti e non vedo come questo ridurrà le disparità che sono notevoli tra stabilimenti chic, non chic o popolari da cui tutti rifuggono.  È un pensiero magico.

 È una manovra diversiva.  Intanto non riusciamo ad assumere docenti, i risultati scolastici misurati dallo stesso ministero sono un po’ preoccupanti, le classi medio-alte sono a sé stanti, come le classi lavoratrici… Di fronte a disuguaglianze, difficoltà di apprendimento, agli orientamenti che sono un vero e proprio smistamento sociale tra gli alunni, questa idea della divisa mi sembra ridicola.

 Insomma, è solo nostalgia conservatrice, che, peraltro, non può vantare un ritorno a un vecchio sistema, visto che non è mai esistito.  Questa è l’idea che cancellerebbe il maggio del ’68, per standardizzare l’adolescenza.  Alcuni istituti privati ​​estremamente chic adottarono l’uniforme.  Non per creare uniformità, appunto, ma piuttosto per distinguersi, come segno di appartenenza a una casta.  Anche alcuni paesi hanno questa tradizione.  Ho lavorato in Cile e la gente ci è molto affezionata.  Ma ce n’è sempre stato uno!  In Francia stiamo inventando una tradizione, una storia che non c’è. È strano.  Credo sia solo per accontentare le correnti più conservatrici.  Questo tema, che era minoritario perfino nell’estrema destra, viene ripreso oggi senza che nessuno sembri sorpreso.  Zemmour l’aveva messa al centro del suo programma per le presidenziali sulla scuola.  Stiamo solo aspettando il ritorno delle punizioni corporali…

 Tra le ragioni spesso citate, la laicità sta tornando sempre più…

 È un concetto molto strano.  Laicità è il diritto degli individui ad essere tutelati nella loro singolarità. Si dice che tutti sono uguali e che si separa la scuola dalla società.  È un laicismo autoritario, non la tradizione laica.  Il secolarismo visto da Zemmour.  Stupisce che la first lady, ex insegnante in un liceo privato chic, faccia sua questa idea, proprio come aveva avanzato qualche settimana fa quella del dettato quotidiano.  Sappiamo che ci sono problemi con i bambini e i ragazzi – e soprattutto con le ragazze – che reintroducono tranquillamente i simboli religiosi a scuola, i veli, i vestiti lunghi, ecc.  Ma spetta alle istituzioni avere una politica in merito.  Qualche settimana fa, Pap Ndiaye ha assicurato che non spetta allo stato legiferare sugli abiti degli studenti, ma semmai agli istituti stabilire regole….”

Insomma i dibattiti sono sui meriti, sulle divise, sui cellulari in classe! Non solo da noi.

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