Archivi tag: studenti

image_pdfimage_print

Telefono…casa?

Anche con una penna o una matita, il quaderno o il dizionario, la lavagna, la voce e il sussurro si possono scambiare pizzini in classe e non solo, chattare e bullizzare, magari più lentamente e diversamente, fare vignette e disegnini osceni, copiare e disturbare le attività dei profs. e degli altri. Il cellulare è solo uno strumento più moderno, versatile, rapido e globale. Tutto esce di più e continuamente fuori e tutto si mischia. Ma queste modalità d‘uso di certi strumenti da cosa dipendono? E qui c‘è la luna da osservare.

C‘è una moltitudine crescente di ragazzi insofferenti a questo tipo di scuola nel suo complesso.

Perché anche tanti docenti nonostante la loro passione non riescono ad avere relazioni positive ed efficaci con le classi e spesso si vedono ridurre al ruolo di badanti, secondini o dispensatori di ammonimenti e note? Perché dominano ancora regole su regole insensate o incongrue soprattutto in luoghi semireclusori e didattiche fatte di rigidi nozionismi? Perché tantissimi ragazzi e ragazze soffrono a scuola e molti preferiscono anche abbandonarla? Perché, salvo rare e forse uniche eccezioni, resta uno scollamento enorme tra la quotidianità in classe e la vita fuori dal cancello? Gli stessi insegnanti sono in qualche modo condizionati pesantemente dagli stereotipi della loro formazione o meglio non-formazione pregressa di cui non hanno comunque alcuna colpa.

Sono tutti insieme vincolati da una organizzazione rigida e incapace di accogliere e contenere il difficile mondo di quelle età della vita e costretti dalle regole a volte necessarie per sopravvivere in luoghi e contesti semireclusori. Si vedono pertanto diretti ad agire in due direzioni principali: la nozione e la meritocrazia, la rendicontazione e la disciplina da un lato e quella che io chiamo la maledetta progettite dall’altro. Parlo della pletora di progetti ed eventi del bricolage sedicente pedagogico, ma in realtà solo didattico, pensato per una finta innovazione che non fa altro che indorare pillole su pillole (la motivazione, i giochi di ruolo, il team teaching, la peer education, il learning by doing…) con tante parolacce spesso di chiara origine anglosassone nelle teorie e nelle applicazioni.

Tanti docenti rischiano ogni giorno di essere letteralmente sopraffatti, dileggiati, provocati, intimiditi o impegnati ad evitare che lo siano altri ragazzi o gruppi di ragazzi investiti del sempre più crescente fenomeno del bullismo, della emarginazione, della competizione più o meno violenta indotta dalla società, dalla famiglia e dalla scuola stessa. Questa situazione ormai molto diffusa non è sanabile nell’attuale tipo di scuola e neppure nei suoi ingenui tentativi di miglioramento. È inutile e pericoloso pretendere che docenti senza strumenti e alleanze trasversali possano motivare gruppi di studenti che non hanno scelto di essere lì o che sono lì parcheggiati per svariati motivi. Questa situazione dipende da quello che è avvenuto in tutto il percorso educativo, da quello che avviene all’esterno, in famiglia e dallo scollamento totale tra queste realtà; dipende dalla diseguaglianza e dall’emarginazione, dalla mancanza di vero dialogo, dal classismo mai scomparso ma soprattutto da una concezione dell’educazione, declinata in genere solo come istruzione e addestramento, da demolire prima che sia troppo tardi. Gli insegnanti formati per essere solo degli addestratori e classificatori, non per loro responsabilità grazie anche a forme di reclutamento a dir poco kafkiane, si trovano difronte, come già detto, a una scuola ancora ottocentesca e selettiva per merito e censo che si è tentato fino a ieri invano di correggere con un coacervo di giochini parapedagogici e didattici spesso di importazione.

E ci si meraviglia se i ragazzi in gran parte, costretti dal loro sociale, dal caso, dalla famiglia, dall‘obbligo a senso unico o anche dalla noia, ad una istruzione aliena e reclusoria, vorrebbero essere altrove e lo fanno con i loro strumenti di comunicazione o meglio di evasione preferiti? Sempre meglio che la classica marinata! Gli scenari, continuando così, sono quelli di tempi persi per deposizione o sequestri di smartphones ad ogni piè sospinto o di guerre senza fine tra i tanti domatori delle classi (sempre più raro è riuscire a motivare i giovani su cose per le quali non si avrà mai , giammai, alcun trasporto) per imporre, contrattare, blandire, sanzionare, provare a spiegare e convincere in un dialogo sempre più tra sordi.

La soluzione sta nel rimuovere drasticamente le cause non gli ineluttabili e crescenti effetti! Possibile che non lo si capisca? L‘educazione diffusa sarebbe una strada da percorrere per  cambiare radicalmente paradigma. Perché non provarci? Almeno dal 2023 quando dovrebbe uscire per Dissensi editore,  finalmente dopo anni di ricerche e prove sul campo, “Il sistema dell‘educazione diffusa“ di Paolo Mottana.

Giuseppe Campagnoli dicembre 2022

Il dovere di sognare.

di Giuseppe Campagnoli Giuseppe-Campagnoli

Immagine

École maternelle publique “Les Petits Moineaux”- Rue Gray, 126 – Ixelles (Bruxelles)

Nel ricordare il geniale maestro Manzi, da uomo che ha passato una vita nella scuola, non posso non pensare ai danni irreparabili che sono stati fatti negli ultimi quarant’anni. Mi rimprovero, da docente e da dirigente di non aver combattuto abbastanza per il diritto negato ad una scuola più rigorosa, più seria e quindi più efficace, contro riforme pensate da tecnici e politici incompetenti e/o in mala fede. Il pernicioso analfabetismo funzionale di cui soffre oggi un’ampia fetta della popolazione italiana diffonde i suoi effetti nefasti sulla concezione della vita, sul lavoro, sulla capacità imprenditoriale, sull’autonomia di giudizio, sul voto e su molti altri aspetti della vita. Ma soprattutto incide in modo pericoloso sulla percezione della democrazia e della libertà. Ho vissuto il troppo letterariamente abusato sessantotto in modo critico, grazie al mio carattere da “bastiancontrario riflessivo” e credo che parte dello stato della scuola italiana di oggi abbia origine da quei tempi e da quei principi travisati ed abusati. L’insieme delle norme e dei comportamenti (a partire dall’infausta riforma della scuola media) sulla formazione dei docenti e sulle carriere scolastiche degli studenti, sulla gestione della scuola, sui curricoli e sulla valutazione, sulle relazioni sindacali e sui rapporti interni alla scuola e tra la scuola e la società, ha inesorabilmente reso il sistema educativo, dalla scuola primaria e secondaria, fino all’università, una fabbrica di ignoranza ma, ahimè, anche di presunzione e supponenza dove le eccezioni confermano solo una diffusa e consolidata regola. E’ inutile entrare nei dettagli discussi e ridiscussi negli ultimi anni ma è utile lanciare un appello affinché le cose cambino anche “copiando” con umiltà qualche eccellenza dei vicini europei, per iniziare a percorrere la strada di un sistema educativo e dell’istruzione più internazionale, teso a colmare il differenziale con altre nazioni che, proprio grazie al loro modo di concepire ed attuare l’istruzione, stanno combattendo concretamente e con successo la crisi economica globale per assicurare un futuro ai loro giovani. La ricetta è sempre quella del buon senso e del coraggio insieme: moltiplicare almeno per 10 gli investimenti, dare in mano a personalità capaci, competenti e “di trincea” le leve per migliorare e consolidare ciò che già funziona ma cambiare subito e con coraggio ciò che non funziona. Non vedo ancora chi lo stia facendo.

image_pdfimage_print