I podcasts di ReseArt

È iniziata la produzione di una serie di podcasts dedicati all’architettura ed all’educazione diffusa a cura della redazione di ReseArt. Troverete i primi episodi nell’apposita pagina:




Un racconto dell’Islam e oltre…

La fede è l’aver fiducia cieca e irrazionale in chi ti racconta storie sull’essenza della vita.

Osservando i terribili fatti di oggi ripropongo la mia lettura in francese del libro di Tahar Ben Jelloum “L’islam expliqué aux enfants (et à leurs parents)”-éditions du Seuil 2002. Mi piace fare qualche considerazione “en passant” senza essere condizionato dagli avvenimenti degli ultimi giorni.

Ho commentato con degli appunti spurii il testo per evidenziare qualche contraddizione ed alcune affermazioni che mi paiono peccare di qualche sciovinismo culturale. Sappiamo bene quale importanza storica e culturale abbia avuto e quali gravissimi peccati abbia commesso la religione cristiana. Intellettuali e storici, compresi quelli cattolici lo hanno ammesso e hanno in qualche modo chiesto venia, spesso con fermezza e decisione. Fa lo stesso chi scrive e parla di islam? Delle tre affini religioni rivelate è originale constatare che due hanno avuto un messia riconosciuto: Gesù e poi Maometto che parlavano lingue un po’ diverse asserendo di esprimersi in nome del stesso Dio, l’altra sta ancora aspettandone uno. E il bambino cui si rivolge Tahar, con la spontaneità, l’innocenza e la verità infantile esclama: “Come obbedire a qualcuno che non si vede?” 

Il Corano va letto, si scrive, sotto il segno della fede e dell’intelligenza. Una contraddizione? A me pare di si. Una minoranza pratica un islam rigorista, si dice. Non è una certezza. Il valore principale dell’islam predicato tra le tribù beduine sarebbe stato il rispetto dei diritti umani. E’ così che viene vissuto l’islam oggi dalla maggioranza dei fedeli? Si scrive che l’islam, come le altre religioni monoteiste, proibisse e proibisca il suicidio e l’omicidio. E le crociate allora? E le guerre fisiche di Maometto contro le tribù disobbedienti e miscredenti come le guerre di Mosè e David? I terroristi, i taliban e il Daech? I musulmani subirebbero gli effetti nefasti delle distorsione della parola del Corano: perché allora non parte una ribellione anche quotidiana, porta a porta, massiccia ed evidente? Si parla di insegnamento dell’islam nelle scuole. Come per le altre religioni si dovrebbe parlare invece di insegnamento del pensiero e delle credenze dell’uomo, tutte, come storia e non come dottrina. Si scrive di separazione tra le religioni e lo Stato: Iran, Arabia Saudita, Qatar, Kuwait, Daech, Nigeria, Somalia ed Etiopia? Ma anche, in modo subliminale, Italia, Polonia, Irlanda, Israele, Regno Unito, Russia, Stati Uniti…

La religione, scrive Tahar, è solo un fatto privato. D’accordo. Il libro si spiega partendo dal presupposto dogmatico che esista una divinità, che esistano gli angeli e che esistano il paradiso e l’inferno. In paradiso andranno gli uomini buoni e giusti mentre all’inferno andranno i non credenti (!) i criminali e i cattivi in generale. E il Corano, cita Tahar senza commento, dice al versetto 5 della IX sura: “Uccidete gli idolatri dovunque li troviate se non si pentono.” Stessa sorte per gli ipocriti e i traditori della fede. Il profeta aveva sposato una ricchissima vedova, sembra per convenienza. Dal danaro al potere sulle tribù esercitato con la religione?

La ricetta per l’equità sociale e per  le ingiustizie dovrebbe essere contenuta nei pilastri dell’islam:

  • La professione e testimonianza di fede senza se e senza ma.Cieca fiducia presente anche nelle altre religioni.
  • La preghiera: propria a tutte le religioni, monoteiste e non.
  • La purificazione. Igiene o rito prima di dialogare con la divinità?
  • Il digiuno. Una buona pratica salutistica come quella di evitare il maiale (e tutta la carne grassa direi io) e l’alcool
  • La carità. Come in  altre religioni sembra volersi mettere ipocritamente l’anima in pace per essere parte dell’ingiustizia e della iniquità sociale. Non si dice inevece: adoperiamoci con tutte le nostre forze per abolire ricchezza e povertà.
  • Il pellegrinaggio alla Mecca e Medina. Turismo religioso? Come a Roma, Lourdes e Loreto?

Speculare con il denaro e guadagnare denaro con denaro e beni sarebbe proibito. Ma, come dice Tahar,è la  regola meno seguita.

E le regole di comportamento per uomini e donne? Tahar le descrive più mitigate ma sempre più a favore del maschio dato che l’islam è una società dove domina il patriarcato. E non aggiunge nulla.

E’ quando Tahar introduce il racconto della storia degli Arabi con la loro Età dell’oro che ammette procurata con invasioni e sottomissioni (esattamente come fecero anche i popoli occidentali, prima e dopo) che incomincia l’incenso dei meriti artistici, scientifici letterari, culturali in genere dell’islam. Si dice che gli arabi occuparono i paesi senza l’accordo delle popolazioni (?!) dai deserti al mediterraneo, dall’Arabia alla Spagna.” Tutto il mondo allora parlava arabo!” Ma si dice anche che quasi tutte le invenzioni, i progressi scientifici e medici, le sublimi espressioni di arte, poesia e  letteratura hanno fatto evolvere l’umanità grazie all’islam. La filosofia classica sarebbe stata appresa dal mondo intero per merito degli arabi mentre gli europei avrebbero solo approfittato delle scoperte e delle traduzioni fatte dagli Arabi per progredire nella propria cultura. Per molte altre cose gli arabi sarebbero stati misconosciuti precursori nelle idee e nelle opere.

Solo a causa di fanatici ignoranti (molti dei quali con lauree europee)  che non hanno capito l’essenza pacifica, socialmente equa e tollerante, culturalmente avanzata e storicamente eccellente dell’islam che i musulmani sono incompresi e perseguitati oggi. Ma chi li potrà fermare e convincere a desistere dai loro atti criminali ed efferati se non i loro fratelli in Allah? Quanti non credenti ci sono nei paesi musulmani costretti al silenzio e privati della libertà di esprimersi? Quanti laici sono rimasti in Palestina come ai primi tempi di Fatah? Davvero le religioni abramitiche realmente oppi dei popoli, della politica, della cultura, dell’economia, non c’entrano nulla come molti ingenui asseriscono? I pope,i rabbini e i mullah che benedicono gli eserciti in Russia, Ucraina, Israele, Iran e Palestina cosa sarebbero?

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Sinagoga

Unknown

Maometto




Tutti fotografi!

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Non c’è un'”arte” più diffusa della fotografia. Ma il più delle volte è solo un hobby. Oggi tutti scrivono (persino Fabio Volo e Littizzetto, calciatori e giornalisti, giornalai e mezzibusti), tutti sanno di calcio e sono opinionisti di tutto, prendendosi anche sul serio, tutti vanno in bici bardati come professionisti (e questo non sarebbe male se non fosse che spesso lo si fa in mezzo alle polveri sottili) tutti sono pittori, scultori, musicisti, cantanti e ballerini a tempo perso (o perduto per sempre!). Ma non ci sono mai stati tanti fotografi e videomakers che,oltretutto,si credono artisti, spesso illusi da greggi di followers neoanalfabeti! Ho diretto scuole artistiche in cui si insegnava la fotografia e il cinema, ho selezionato docenti di cinema e fotografia, sono stato nella lista degli esperti disinteressati per l’EACEA (Commissione Europea) di arti visive e creatività ed ho umilmente partecipato con qualche successo ad attività di formazione e a kermesses video-fotografiche. Sarei in grado di distinguere un po’ il grano dal loglio perché ho studiato e conosco la prospettiva, le tecniche di rappresentazione, la composizione, l’impaginazione, la scelta delle inquadrature, la teoria delle ombre e delle luci… Proprio di recente, in uno scambio interessante sui social, qualcuno sosteneva pervicacemente che l’arte fotografica (come altre) non dipende dalla scuola, dall’opinione dei critici o dall’essere educati, esperti o istruiti ma da un quid che, a dire la verità, non ha ben saputo definire. Uno spirito? Un folletto? Uno gnomo? Un’illuminazione mistica? Come dice il detto: tutti fotografi, nessun fotografo! Il vero artista, dopo aver fatto uno scatto o una ripresa, resa unica rigorosamente con una stampa o un prototipo digitale indelebili firmati e numerati, dovrebbe saper motivare poeticamente (nel senso del poiein) il suo gesto anche con ragioni biografiche, ideali e culturali, con le emozioni, con la saggezza della tecnica e dell’arte applicata di cui dovrebbe conoscere tutti i segreti sapendoli comunicare e trasmettere. Andate invece sui coacervi di Facebook, Instagram, Flickr, National Geografic. Troverete di tutto e di più ma non una traccia di arte. Solo bricolage e hobby vacanziero o domenicale! E qualcuno ha anche il coraggio di tirare in ballo gli impressionisti che c’entrano (eccome!) ma avevano ben altra solida formazione figurativa.Non basta aver avuto un negozio di fotografo o avere una passioncella dilettantesca per sentirsi o farsi dire da altrettanti dilettanti un artista. Perché l’arte, scusate se mi ripeto per l’ennesima volta credo sia in queste parole:

“Ricordo sinteticamente e condivido in proposito da Maurizio Ferraris filosofo di estetica sul termine  “ARTE”:
Condizioni necessarie (ma non sufficienti) per definire, anche oggi, nell’era del web e dei media, un’opera d’arte:
Oggetto fisico che abbia a che fare con il sapere, la tecnica e  l’aisthesis (i sensi).
Che sia oggetto sociale. Non ci può essere arte per un solo uomo al mondo o per pochi eletti.
Che provochi solo accidentalmente conoscenza.La funzione prioritaria non è la conoscenza.
Che provochi sentimenti ed emozioni, eventualmente anche di ripulsa. Le emozioni sono fondamentali per la ragione.
Che sia una cosa che finge di essere persona.
Giudicare un’opera d’arte infatti deve essere come giudicare una persona.
Solo di alcune cose si dice che siano opere d’arte. Queste condizioni sono le premesse indispensabili affinché ciò si avveri.
La storia è una delle premesse fondamentali, come la cultura di chi produce opere d’arte, la sua preparazione certa, il suo fondamentale disinteresse economico.” Un punto di vista. Il dibattito è aperto!

Vale anche per la fotografia e il cinema.

Giuseppe Campagnoli. Scritto nel 2016 e aggiornato in Maggio 2021

SAPRESTE DIRE QUALE DI QUESTE FOTO SIA ARTE?