Archivi tag: cristianesimo

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Gli struzzi in vacanza

 

Bisogna parlare ancora del terrorismo?

Propongo qui una traduzione, senza alcun commento, dei passi essenziali dell’editoriale di oggi di Par Riss su Charlie Hebdo. “Qualcosa è cambiato dal 7 Gennaio 2015. Dibattito e domande sul ruolo della religione in tutti gli attentati sono scomparsi. Un fine lavoro di propaganda dopo il nostro attentato, che traeva chiatramente origine dalle vignette su Maometto, è arrivato a dissociare tutti gli attentati seguenti dalle questioni religiose. Oggi pochi si interrogano sul ruolo dell’Islam nel l’ideologia di Daech. Chi osasse rimettere in discussione il nesso dei fatti religiosi con il terrorismo viene trattato da anticlericale. Si è sostituita in toto la geopolitica come spiegazione degli attentati. Le cause sarebbero la guerra in Irak, il petrolio, la politica di Obama e Trump e si evita di parlare di religione e soprattutto di Islam. Spesso si contrappongono i termini Islam e islamico come se fossero estranei uno all’altro. Si fa di tutto per risparmiare ai musulmani moderati l’affronto di un legame con la violenza jihadista. Ma quando si stigmatizzano i fatti dell’inquisizione o delle crociate, della pedofilia o di altri crimini connessi alla religione e ai suoi proseliti o ministri  non si scinde questo fanatismo dal resto della Chiesa Cattolica. È stato un elemento della storia della chiesa anche se molti cristiani lo denunciarono e combatterono. Ogni fatto che avviene a causa degli integralisti musulmani comporta invece l’istituzione di una specie di cordone sanitario per risparmiare alla religione di Maometto la minima critica. Il benessere intellettuale sembra essere prevalente così come quello del consumismo e delle vacanze. Non ci pensiamo troppo. D’altra parte con i loro camions e le loro cinture esplosive gli assassini lo fanno al posto nostro.”

Charlie non è un giornale di destra.Charlie è iperlaico, anarcoide, libertario, anticapitalista,contrto le superstizioni e le ipocrisie, scomodo per tutti.

Giuseppe Campagnoli 28 Agosto 2017

Elogio della follia.

Sono folli artisti della violenza o lucidi fanatici?

L’arte della follia sembra molto praticata in questi giorni di notizie di violenze ed attentati in giro per il mondo. La follia? Chi agisce con violenza magari gridando Dio è grande! viene considerato uno psicopatico? E’ forse la paura che fa dire questo mentre si aborrisce l’idea che ci possano essere dei fanatici spinti dalla religione (si! dalla religione!) o dalla depressione sociale, dalla noia esistenziale, dalla povertà ed emarginazione o infine dalla adesione totale a regole esasperate che pure fanno parte delle leggi di stati sovrani come l’Arabia Saudita,la Turchia, la Nigeria e il Sudan,il Pakistan e l’Iran o gli Emirati vari con cui facciamo affari, gigionerie,proposte di amicizia, interviste edulcorate e succubi (vedi Erdogan). Non vorremmo parlare di queste arti aberranti ma ci tocca. Lo facciamo anche con l’ironia e il sarcasmo del nostro caro Charlie Hebdo e delle sue boutades a volte irriverenti e feroci ma colte e intelligenti, soprattutto libere, accanto alle nostre provinciali vignette ed a nostri collages di attiualità.La follia lucida e la falsa follia si combattono a colpi di cultura e con quella goccia che scava giorno per giorno anche le menti più ottuse che si chiama educazione, anche una educazione militante, porta a porta, di prossimità. Bisogna rompere le balle ai nostri vicini razzisti, ai nostri vicini islamici e cristiani, ai nostri vicini ladri e sfruttatori, a tutti gli intolleranti e violenti, ai pavidi e timidi omertosi di qualsiasi specie che ci capitino a tiro. Con le parole,le battute. gli scritti, le foto, i disegni i video e tanta ,tanta cultura e saggezza, tanta arte e musica, tanta letteratura e tantissima poesia.

Giuseppe Campagnoli

Meglio Marhaban che As-salamu alaycum!

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Assistevo oggi ad una trasmissione radiofonica sui culti in Italia e nel mondo. Si parlava in particolare di islam e si sosteneva dagli imam e dai rappresentanti intervistati  che il Corano e l’Islam sarebbero validi per tutti i tempi e per tutti i luoghi, salvo poi contraddirsi nell’ammettere, con ovvio intento gigionesco,  che si debba adattare ai vari contesti culturali. Ma come? In molte prescrizioni coraniche valide ancor oggi i credenti dovrebbero agire come se i cristiani e gli ebrei dovessero seguire ancora i dettami della Bibbia di migliaia di anni fa, fatti per popolazioni di nomadi incolti del deserto, in tempi dove la violenza e le guerre tra tribù erano all’ordine del giorno anche per cause futili e le genti dovevano essere “guidate” anche ricorrendo a racconti mistici, fantastici ed esotici.Molto passa per il verbo e la lingua:  il Corano e le sue pseudo-interpretazioni  si servono molto dell’espressione scritta e orale come veicolo di proselitismo e di identità. Per quel poco che ne so, infatti, la lingua  araba mi pare si sia involuta più che evoluta nella direzione di una lingua ufficiale del culto anche nelle sue forme quotidiane. Un cittadino che professi la religione cattolica o cristiana che ne incontrasse un’altro non direbbe mai “La pace sia con te” o “sia lode al Signore” a meno che non sia un frate o un prete. La religione in occidente e, in parte, in estremo oriente, evoluta attraverso l’umanesimo, l’illuminismo o il materialismo storico, è diventata sempre di più un fatto privato e personale, o per lo meno si è trasformata, lentamente e con qualche resistenza che permane, in quella direzione.

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Quando incontrassi un arabo, una africano, un siriano, un pakistano, un israeliano, guarderei alla sua etnia ed alla sua cultura e lo saluterei con un “marhaban”,ciao, salve! o “Sabahu-al- khayr”, buongiorno! Non userei mai “as salamu alaykum” o “shalom” (la pace sia con te) che si augurava quando la guerra era implicita nel vivere quotidiano (in certi,troppi, posti ahimè lo è diventata ancor oggi). I cristiani per esempio hanno da tempo superato l’uso di una lingua confessionale (come il latino dei padri della chiesa) che era comunque appannaggio degli alfabetizzati e delle classi colte per quasi tutto il medioevo europeo proprio grazie al dominio, anche politico, della religione in quei tempi. I laici e i non religiosi oggi usano la lingua senza alcun riferimento esplicito alle loro convinzioni filosofiche o etiche ma con una implicazione meramente culturale e comunicativa. Il ragionamento è identico a quello che facemmo a proposito di altri segni pubblici del proprio credo dal velo islamico, al crocefisso, dall’indice verso il cielo ad altre forme distintive della  fede da voler imporre, in un certo senso, palesemente o subliminalmente urbi et orbi, nel privato come nel pubblico. Ma quanti mussulmani sanno che la lingua adottata come “lingua del profeta e di dio”  deriva dall’aramaico e pare sia stata di fatto costruita e codificata da due cristiani di al-Hira più di cento anni prima di Maometto? La cultura come la natura non “facit saltus“nemmeno in nome di una supposta divinità! E far superare con la libertà e l’eguaglianza, l’ignoranza indotta e mantenuta alle genti ed ai popoli è l’unica via possibile per la pace. Allora è più di buon auspicio per la convivenza salutarsi con un “salve” piuttosto che con un “la pace sia con te”.

Giuseppe Campagnoli 17 Maggi8o 2016

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