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M’illumino di Erasmus.Luci ed ombre.

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Image.ashx.pngA trent’anni dall’istituzione del progetto possiamo dire per esperienza diretta che non è tutto oro quello che riluce nelle esperienze Erasmus. Tempo fa (2012) raccontammo le peripezie degli studenti Erasmus in cerca di alloggio e tra le burocrazie per avere riconosciuti i propri studi all’estero, le disforie valutative e classificatorie dove l’Italia non faceva sempre una bella figura. Oggi, in tempi di Erasmus “plus” e di trentennali, al di là delle statistiche, dei reportages trionfalistici e dei pur veri ma non diffusissimi benefici per la crescita personale e l’occupazione, racconteremo un’altra storia ricorrente che può essere letta anche come metafora traversale del liberismo che permea la progettualità europea, le borse di studio e lavoro, gli scambi e gli stages. Uno studente normale, di una famiglia borghese percepisce l’Erasmus come una opportunità non a buon mercato e irta di ostacoli, uno studente privo di mezzi semplicemente ne è escluso. La selezione per assegnare la borsa è aleatoria come tutte le competizioni in ambito scolastico e, dai racconti inviatici, pare  dipendere più da fattori discrezionali e casuali che di merito. Non sono pochi, alla fine, quelli che rinunciano anche a fronte di una forte domanda e di scarsa disponibilità di posti, cose che farebbero suggerire un forte correttivo nel rapporto tra risorse e numero di borse da assegnare. Quando si accetta e si decide di partecipare comincia qualche guaio, sovente più sopportato dalla famiglia che sponsorizza che dallo studente.

Gli oneri.

Tra gli oneri per l’alloggio  ( di cui avevamo parlato in un articolo su educationdue.0 di quasi 4 anni fa) dove l’offerta istituzionale è scarsissima e con criteri assai esclusivi e quella privata una vera giungla piena di insidie (truffe, scarsa trasparenza, prezzi esorbitanti se non si volesse solo un giaciglio, rare garanzie..) e quelli per il soggiorno , specialmente se in una grande città, il costo medio mensile (compreso il viaggio) difficilmente  scende sotto i 1000 Euro, mentre i contributi della borsa raramente ne coprono più di un quarto! Un soggiorno studio di un semestre può venire a costare anche 6-7000 Euro  a fronte di un contributo, se va bene, di 1500-2000 Euro. Queste sono le pari opportunità ed il diritto allo studio nella nostra Europa.

Lo studio

Le dolenti note sono anche nella parte che riguarda il piano di studi ed il riconoscimento delle attività svolte all’estero. Spesso occorre fare una trattativa preventiva, estenuante e spesso deludente, tra l’università di partenza e quella di arrivo, a dispetto della Carta dello studente Erasmus. Se andrà bene, dopo aver fatto lo slalom tra le mancate corrispondenze delle materie di un analogo corso di studi, le prosopopee accademiche e didattiche dei rispettivi dipartimenti universitari che non agevolano la trattativa, si arriverà ad un compromesso al forte ribasso che vedrà riconosciuti allo studente crediti ed esami per meno della metà di quello che avrebbe potuto acquisire nella sua università, un compromesso che, a volte, genera un prolungamento, al rientro, del periodo di studi fin oltre il corso regolare. Unici benefici certi, ma non accademici, lo scambio di esperienze di vita e di studio con altri studenti, l’esercizio della lingua straniera, e il non trascurabile divertimento!

Il lavoro da studente

Molti studenti, per integrare il budget offerto dall’università e alleviare gli sforzi della famiglia cercano lavoro part-time. Il loro status di studenti si rivela spesso una manna per i datori di lavoro (soprattutto multinazionali) che approfittano della temporaneità del rapporto per annullare quasi del tutto garanzie e protezioni sindacali e tutele contro i fenomeni dello sfruttamento e del mobbing. Le università ospitanti, seppure agevolino sulla carta la ricerca e lo svolgimento di un lavoro mettendo a disposizione degli studenti (come per la ricerca dell’alloggio!) presso i loro siti servizi di ricerca di occupazione, nei fatti ostacolano con mezzi diversi ( organizzazione di tempi, aleatorietà degli orari delle lezioni, rigidezze nelle attività didattiche, di studio e di valutazione, disforie dei docenti) la possibilità di lavorare.

Le esperienze

Abbiamo tratto le informazioni e le storie da diverse esperienze effettuate in Spagna, Gran Bretagna, Finlandia, Francia e Germania. Per una stima approssimata, dedotta dai racconti, del rapporto qualità-costi e profitti del mercato sulle esperienze, la classifica sembra una ovvietà e uno stereotipo. Ai primi posti Germania e Finlandia, scendendo dalla Gran Bretagna verso l’Italia (!) la Francia e la Spagna. Se la classifica usasse come parametro la bella vita e il divertimento, si invertirebbe. Come si può ben capire l’Erasmus studio non è per i poveri, come del resto spesso accade per gli studi universitari soprattutto di qualità. L’Erasmus è una spia  attendibile della situazione europea degli studi superiori e del diritto allo studio:  le università private e pubbliche esclusive e di eccellenza sono appannaggio dei benestanti, mentre gli altri si debbono accontentare dell’università sotto casa e a basso costo e faranno presumibilmente parte di quella fascia che faticherà non poco a trovare un lavoro all’altezza dei loro studi a partire dai 5 anni successivi alla laurea. Il neoliberismo è attualmente la parola d’ordine, spesso sottotraccia, dell’ Europa economica e politica e passa anche attraverso l’Erasmus che ha i suoi lati positivi, forse quelli non voluti. E piove sempre sul bagnato.

Giuseppe Campagnoli

Le immagini sono tratte dal sito dell’Agenzia Nazionale Erasmus+

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