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Ulla: la strada del ricordo

di Angela Guardato Angela-Guardato

Vieni, c’è una strada nel lontano bosco verde, che non hai mai visto. Una strada che vorrei farti vedere. E’ affascinante. Non bisogna mai perdersi ciò che di affascinante c’è al mondo, quando mai lo si riesca a scorgere.

Così Klod e suo figlio si presero per mano e chiusero gli occhi: in un attimo i loro corpi svanirono nell’aria. Giusto il tempo di un respiro.

Dopo pochi secondi si trovarono a 1000 km di distanza. Si trovarono là. In quella strana strada.

– Questa è Ulla: la strada del ricordo, disse il padre.

Il bambino restò a guardare con la bocca spalancata, come le valve di una conchiglia dopo che si sono aperte piano piano.

Una folta vegetazione incolta ricopriva quasi completamente tutto. In mezzo, come soffocate dal verde, emergevano strane forme, si sarebbe detto: metalliche, piuttosto grandi. Come grandi scatole rovinate dal tempo, ferite da larghe aperture.

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– Sono bellissime. Cosa sono, papà? Chiese Sat, guardando l’uomo come si guarda un dio.

– Sono au-to-mo-bi-li, figliolo. Rispose Klod, scandendo bene ogni sillaba. Gli uomini le usavano circa 3000 anni fa.

– Davvero? Vuoi dire nel 2000? Chiese dopo un rapido calcolo mentale.

– Sì, anche se erano state inventate circa 120 anni prima e per farle funzionare si usava un liquido infiammabile, chiamato carburante. Nei primi anni gli uomini si recavano in farmacia con un fiasco per comperarlo. Ma la prima automobile ad essere prodotta in serie risale al 1908, si chiamava “Modello T” e fu progettata da un uomo di nome Henry Ford.

Affascinato dalle tante cose che sapeva suo padre, il bambino ascoltava il racconto con grande attenzione, come sempre fanno i bambini mentre ascoltano una storia, soprattutto se una storia vera.

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Stipendi e mercato

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Ecco una lettera inviata a La Stampa di oggi. Questa è la legge del mercato dei manager? Ecco il perché delle mie lettere sull’equità e sulla necessita di “plafoner les revenues” dove citavo i peccati ma, sottotraccia, anche gli illustri peccatori!

“Scuola, noi manager come Moretti

Gentile Direttore, sono Dirigente Scolastica di un Istituto Comprensivo a Cuneo, composto di 11 Plessi sparsi tra le campagne dell’Oltrestura. Il mio stipendio – dal cedolino di questo mese – è di 2.495.64 euro. Devo dirle che è un po’ di tempo che voglio scriverle, ma l’intervista sulla Stampa all’a.d. delle Ferrovie dello Stato Moretti mi ha fatto venire una rabbia tale che non ci ho più visto! Il Signor Moretti guadagna 850.000 euro l’anno, ed è, come me, un manager. Bella differenza, vero? E sarebbe pronto ad andare all’estero se Renzi decidesse di abbassare la sua retribuzione!!! Non c’è davvero nessun limite al peggio. Il signor Moretti dovrebbe sedersi un po’ sui suoi treni, quelli regionali, però, non l’alta velocità, e percorrere per qualche giorno una qualunque tratta ferroviaria in Italia. Io abito a Cuneo, ma lavoravo in Provincia di Torino l’anno scorso, con tragitti giornalieri, o meglio, gimkane quotidiane tra treni in ritardo, treni soppressi, sporchi, pieni di gente all’inverosimile, freddi come una ghiacciaia o torridi come il deserto del Sahara.  Non mi sembra un risultato positivo, ma il signor Moretti, ignaro di tutto ciò, o meglio, volendo ignorare tutto ciò, si pavoneggia con la presentazione di un piano da 11 miliardi di nuovi treni.  Non essendo riuscito a far funzionare quelli vecchi, mi domando che cosa aspetta a emigrare: in Germania – dove lo pagherebbero tre volte di più, lo caccerebbero se le sue performance fossero quelle ottenute in Italia! «I manager bravi andranno tutti all’estero, se gli si abbassa la retribuzione», dice Moretti, «bisogna far sì che i manager bravi vengano dove ci sono imprese complicate, dove ci sono da prendere rischio ogni giorno»! A parte la forma della frase, che non mi sembra in buon italiano, per cui direi che un bravo manager dovrebbe, prima di tutto, esprimersi in lingua supercorretta – visto quanto lo pagano! -, vorrei sottolineare che i dirigenti scolastici – tutti – gestiscono imprese complicatissime, e si «prendono rischio» tutti i santi giorni, a partire dai problemi connessi alla sicurezza, per arrivare alla gestione di 1200/1300, anche 1500 alunni, con a seguito famiglie, centinaia di dipendenti – io ne ho 140! – e sedi a gogò. Perché, allora, questa differenza di retribuzione? Quale «manager» accetterebbe un cedolino come il nostro? Ben vengano allora i tagli di Renzi: e sarebbe ora che ci venisse riconosciuto l’enorme carico di lavoro e responsabilità che è stato calato sulle nostre spalle con un contratto fermo da anni, e la fatidica e fantomatica «retribuzione di risultato» che è rimasta in qualche cassetto. ”    Mariella Rulfi

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