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La saga di Pipsophia continua. Pecunia non olet.

Qui una bella antologia degli ultimi anni di giravolte e il link ai nostri articoli. E ci si chiede ancora: ma chi è Popsophia? E in molti hanno abboccato. Ora che la regione è governata dalla estrema destra nulla cambia? Mentre pare che non verrà finanziato Risorgi Marche PIPsophia galleggia.

La Storia in tanti articoli di ReseArt

Popsophia

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Quest’anno dedicheremo, come promesso, poche righe alla saga di Popsophia che vediamo drasticamente ridotta a soli 2 (due) giorni! Non ne conosciamo il motivo (economico? stanchezza del pubblico? stanchezza degli sponsores?) Invece emergono le solite costanti: volontariato a gogo, per non dire sfruttamento giovanile, strumentalizzazione delle scuole sotto l’ombra del perfido, ipocrita strumento dell’alternanza scuola-lavoro, ospiti soliti noti o insoliti noti (né di destra né di sinistra?) che migrano dalla tivù e dai social ai palchi estivi della penisola e…novità delle novità accesso programmato con tanto di coda. Il titolo ci pare invece azzeccatissimissimo (oltre che scontatamente lapalissiano nel ipercelebrato tema sessantottino) come direbbe Leopardi con i suoi sarcastici superlativi: “Vietato vietare”. A cinquant’anni dal nostro sessantottino diploma di Liceo Classico e dopo tre anni di assenza in diretta (ma non in differita) ho visitato Rocca Costanza l’ultima serata. Interessante e originale Sansonetti e il “suo” ’68 se si eccettua uno scivolone linguistico sulla commissione MacCarthy rinominata “McCartney” e invece scontate le menate para filosofiche alternate da stacchetti musicali dell’anfitrione LucreziaPopErcoli in simil format Musicultura   con uno scivolino dativo tra “le” e “gli” e una recitazione assai impostata. Musica a palla forse per nascondere qualche defaillance vocale e musicale e una strana ma piacevole “Non, je ne regrette rien”  nonostante il timbro e uno strano slang franco-marchigiano.

Gli anfitrioni istituzionali pesaresi hanno invece fatto un singolare andirivieni.

Giovanni Contardi per ReseArt

8 Luglio 2018

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Affinità elettive tra Sarzana e le Marche?

Ci ritornano in mente comunque prepotenti le solite domande inevase sollevate dal “chi è” Popsophia : “Dalle notizie raccolte in rete sembra una impresa political culturale familiare, nella miglior tradizione democristiana che traspare anche dalla storia pubblica dei fondatori. La presidenza,  la direzione  artistica di cui non si può dire non sia intraprendente e vivace pare siano tutte in famiglia. I fondi pubblici non mancano da anni e la kermesse gode l’ ampia presenza di vips radical chic o per dirla alla francese “bobos” a dritta e a manca, tanto per coprire tutti i palati e non scontentare, neo-democristianamente, nessuno, senza prendere vere parti politiche o culturali. Non abbiamo ancora scoperto chi sono i soci del sodalizio e se vi siano tra loro dei privati cittadini, esperti o personalità della cultura: non abbiamo trovato alcun elenco pubblico. Forse ci sono solo le imprese mecenati social e altri enti ad usum delphini. Non pare vi sia un Comitato artistico o scientifico nè un regolamento. Lo Statuto, scarno ed essenziale, si mantiene in superficie. Ma il sodalizio, ci si tiene a dirlo e a scriverlo è No profit : una parola miracolosa. Non mancano negli eventi, come abbiamo già detto, i comuni, la regione, le scuole, gli studenti, le greggi di volontari gratisetamoredei, le imprese e il mercato a caccia di visibilità e di sgravi fiscali.”

Costruire scuole

Costruire scuole. Perseverare…

Ho voluto proditoriamente ripetere il titolo di due miei articoli di qualche tempo fa per tornare sull’argomento principe della parte architettonica del racconto scritto con Paolo Mottana “La città educante. Manifesto della educazione diffusa”. Sulla stessa scia del persevereare diabolicamente a costruire nuovi reclusori scolastici,  magari per poi vantarsene in improbabili seminari o kermesses elettorali, come accaduto in quel di Pesaro, si muove anche il mio piccolo comune amministrato,contrariamente al capoluogo, dal “nuovo che avanza” (il classico rovescio della stessa medaglia).La municipalità, pur nell’ambito degli adempimenti sulla  vulnerabilità sismica, ha intrapreso  la strada della demolizione di un vecchio edificio scolastico di scuola primaria (che forse avrebbe potuto essere anche riutilizzato in altre funzioni di aggregazione sociale di cui si sente la mancanza) per costruirne un’altro nuovo sullo stesso sito (sic!) da tempo problematico, urbanisticamente asfittico e non proprio rassicurante in fatto di sicurezza. Certamente non hanno letto il nostro racconto sulla Città educante  ma nemmeno il libro  “Educazione diffusa. Per salvare il mondo e i bambini”. Una delle delibere approvate (delibera originale scuola elementare) parla addirittura di un intervento “che tiene in considerazione le moderne linee guida per la progettazione di una scuola innovativa”! Non ho altro da aggiungere all’evidenza dei fatti se non invitare gli ineffabili amministratori, come feci per quelli di Pesaro che analoga, pessima cosa stanno facendo, a studiare e riflettere sulla opportunità di percorrere altre strade che siano veramente innovative in fatto di “scuola” e approfittare per avviare una virtuosa fase di transizione verso la città educante del futuro.

Les saltimbanques

 

Ricordo le mie parole di poco più di qualche giorno fa:

“È proprio vero allora che  in Italia non c’è nessun partito o movimento che sieda in Parlamento che prospetti qualcosa di diverso dall’attuale sistema scolastico, più o meno riformato, fintamente rivoluzionato o edulcorato e adattato alle proprie ideologie. Della destra ormai canonica o di stampo neodemocristiano conosciamo i danni più eclatanti ed attuali a partire da Moratti e Gelmini fino a Giannini e la “Buona scuola”. Non citiamo la destra xenofoba e nazionalista della Lega e di altri cespugli neofascisti per pudore. Il nuovo che avanza, cinquestelle compresi, non si discosta dalla visione liberal liberista dell’educazione e dell’istruzione perché non ha mai dichiarato nè agito per rinunciare alla convenzione schiavista e imperante del libero mercato. Al di là dell’abolizione di alcune riforme vigenti su cui non si può non essere d’accordo non vedo altro di rilevante. I programmi aleatori, apparsi e scomparsi nel tempo sono in fondo chiari anche nella loro fumigine e propongono una serie di domande retoriche fondamentali: che tipo di scuola si prefigura? e quale educazione? l’edilizia scolastica rimane edilizia scolastica solo con più investimenti per rabberciare l’esistente e costruire ancora nuove scuole?  Una idea vera e nuova di educazione aborrisce il mercato per ragioni di libertà e di autonomia del pensiero che si forma. Oltrepassare l’idea attuale di scuola è l’unica via per liberare i cittadini e le città dalle prigioni dei luoghi comuni e soprattutto dai flautimagici della politica che faticano o non vogliono intravvedere le autentiche strade per cambiare radicalmente il  misero esistente”.

Nulla di nuovo sotto il sole, ahinoi.

 

 

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I cataloghi di un moderno mercante di scuole

 

 

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