Impara l’arte perchè è ricchezza.

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“Impara l’arte” Giuseppe Campagnoli su La Stampa del 17 Novembre 2010. Cosa è cambiato?

Una volta c’erano le botteghe degli artigiani e le scuole delle corporazioni. Oggi l’insegnamento è appannaggio per lo più della scuola secondaria: licei e istituti. Per la cultura, l’arte e l’archeologia in Italia oggi non è uno dei momenti migliori. Anche per l’educazione e l’istruzione si è giunti a toccare il fondo. Mi riferisco alle scuole del fare artistico. Non dimentichiamo che, come naturale evoluzione delle botteghe degli artisti e degli artigiani, delle scuole abbaziali e delle corporazioni di arti e mestieri, di quelle sorte nel tempo presso le fabbriche architettoniche, l’istruzione artistica in Italia – dalle scuole serali e domenicali di arti e mestieri agli istituti d’arte ai licei artistici – ha formato generazioni di artisti e di designer, tra cui molte personalità famose nel mondo per la moda, le arti figurative, il cinema. Nel tempo è invece avvenuta una diaspora di questa tipologia di istruzione «sul campo» unica in Europa e forse nel mondo, con l’omologazione forzata di istituti e licei nel coacervo dell’istruzione secondaria di secondo grado, la spinta irragionevole verso una improbabile «liceizzazione» di tutti gli istituti artistici secondari e l’inserimento nell’università dei Conservatori musicali e delle Accademie. La trasformazione si sta completando con le ultime riforme, che hanno di fatto avviato alla triste conclusione un’esperienza storica unica che non poco aveva contribuito alla costruzione del patrimonio artistico italiano degli ultimi cinquant’anni e al cosiddetto «made in Italy». Persino le guide pedagogiche e didattiche di queste scuole che fino agli anni Settanta si chiamavano«direttori» ed erano maestri e artisti, architetti, scultori, pittori spesso di chiara fama, ora sono dirigenti manager formati e scelti in maniera generica per tutti i tipi di scuole superiori. Credo siano necessari un ripensamento e una riflessione.”

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L’arte è ricchezza Giuseppe Campagnoli su La Stampa del  10 Aprile 2014

“Dalle famigerate indagini OCSE PISA e dalle analoghe classifiche di stampo liberista internazionali si può capire come sia trascurata quella parte essenziale delle conoscenze e delle abilità connessa con la creatività e il fare artistico che s0no appannaggio, secondo gli studiosi, di almeno la metà del nostro cervello. Privilegiare solamente gli apprendimenti linguistici e logici, umanistici e scientifici ha condotto ad una specie di atrofizzazione cognitiva che ha fatto dell’arte e del suo apprendimento in Italia una riserva per una genialità marginale che malgré tout è riuscita ad avere un successo internazionale che, in altre condizioni, poteva essere moltiplicato per mille ed esportare le nostre buone pratiche accanto al nostro patrimonio inestimabile.E’ tempo, per tanti motivi, culturali, economici, storici ed anche, connessi con la salute psicofisica dei cittadini di colmare questa lacuna fin dai primi istanti di apprendimento e per tutto l’arco della vita (i talenti si costruiscono da 0 a 5 anni)assicurando pari dignità ad un linguaggio che costituisce la terza gamba della formazione dell’individuo. Per questo occorre più scuola in questo campo e un curricolo potenziato e reso almeno paritetico rispetto agli altri fondamenti dell’istruzione.Il punto fondamentale è che l’insegnamento dell’arte e del fare arte deve, come lalingua e la scienza articolarsi ed integrarsi nei vari gradi di studio in modo unitarioe modulare. Le già citate classifiche sulle performances internazionali,drammaticamente fondate su rigidi, parziali e anacronistici modelli economici,non si possono limitare al saper leggere, scrivere e far di conto. Il curricolo dell’insegnamento di storia dell’arte e delle varie materie del fare arte dovrebbe partire dalla scuola dell’infanzia, rafforzarsi nelle primarie e secondarie e nell’università dove comincerebbe a specializzarsi per rispondere alle esigenze dei singoli indirizzi e assicurare un futuro ad un settore così importante della cultura,ma anche della economia italiane. “

Non credo ci sia bisogno di ulteriori commenti. Soprattutto osservando ciò che  si sta facendo con la legge sulla cosiddetta “buona scuola”.

Giuseppe Campagnoli

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