Il desiderio, che cos’è.

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di Angela Guardato Angela-Guardato

2014-04-02-13-51-14--1179901569O.Kokoschka, La sposa del vento, 1914.

Sabato scorso ho avuto la balzana idea, visto che non era disponibile il proiettore, di fare una lezione di introduzione alla filosofia, in prima, all’ultima ora. Pazza! Comunque tra non poche difficoltà sono riuscita ad ‘inoculare’ qualche concetto. Ho parlato anche di amore. E la domanda di una ragazzina, una delle poche davvero mature in classe, è stata semplicemente bellissima: avevo appena spiegato come la parola ‘desiderio’ venga da ‘de’ e ‘sidera’, cioè lontano dalle stelle, e come si desideri davvero solamente ciò che è ‘lontano’ da noi e che non si possiede, perché, come dice Galimberti, ciò che si è ottenuto, non lo si desidera più: lo si gode. Quindi ho detto “Ragazzi, desiderare è avere una tensione verso qualcosa che si vorrebbe raggiungere”. E la ragazzina a bassa voce, nel casotto, mi fa: “Ma prof., come si fa a mantenere quella tensione anche quando si possiede ciò che si desiderava?”… Ho capito che si riferiva alla questione amorosa (sono nate tre coppiette in classe). Le ho detto che la sua era una domanda importantissima e cruciale, e che il discorso era un po’ lungo. Da riprendere. E ho pensato: ‘Chissa quanti di noi adulti se lo chiedono…” Poi li ho lasciati col compito di ragionare su quale sia per loro la cosa più importante nella vita. Uscendo dalla classe, la stessa ragazzina mi ha rigirato la domanda. “Te lo dico la prossima volta”, le ho riposto. E ancora ci sto pensando…

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