Aprilanti

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di Giuseppe Campagnoli Giuseppe-Campagnoli

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Vi racconterò una piccola storia risalente ad oltre dieci anni fa. Allora dirigevo l’Istituto d’Arte di Pesaro e la mia fama consolidata era quella di preside tutto d’un pezzo. La giornata scolastica trascorse nella normalità: i soliti problemi di ritardi mattutini, le sostituzioni  per le malattie primaverili, le giustificazioni con le motivazioni più varie e creative, gli appuntamenti con genitori e docenti, le telefonate con il Provveditorato (così si chiamava allora) e con i vari uffici della città. Verso le ore 13 la giornata si stava avviando alla conclusione e in tutte le classi era un fermento di studenti e docenti in vista dell’uscita. Alcuni erano già fuori della porta come in attesa del tram. La routine a un certo punto fu rotta dall’arrivo di un bidello (allora si chiamavano così) che classe per classe comunicava a tutti i docenti (già con il pensiero al pranzo imminente) che erano convocati d’urgenza dal preside. Nessuno si sognò di trascurare l’invito perentorio, immaginando chissà quale emergenza. Una cinquantina di docenti, dopo aver in fretta e furia congedato gli alunni, riposto i registri nell’armadietto e chiuse le cassettiere, si ritrovarono alla spicciolata nell’atrio adiacente l’ufficio del preside. Nei visi un’espressione tra l’interrogativo, il curioso e il preoccupato. Bussarono alla porta dell’anticamera. Nessuna risposta. Bussarono ancora e infine, lentamente, uno alla volta, riempirono l’angusto spazio davanti alla porta della presidenza. Proprio lì era appeso un enorme, colorato ed occhieggiante pesce di carta che fornì una inequivocabile risposta a tutte le infinite domande dei convenuti. Primo d’Aprile, benvenuti e buon pranzo! Abuso di autorità? Oppure il fatto è che un po’ più di fantasia e di divertimento ogni tanto gioverebbe? I “convocati” dichiararono di essersi divertiti. Comunque a tutti “semel in anno licet insanire”…

Giuseppe Campagnoli

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