La commedia delle città educanti: il villaggio del teatro di strada.

Mi sarebbe piaciuto veramente scrivere un articolo per smentire platealmente l’essenza del recente canovaccio della Commedia della città educante e il racconto non proprio edificante dell’articolo di qualche tempo fa intitolato “Buona educazione”. Debbo invece ribadire la sensazione che in Italia non si voglia affatto cambiare nulla in materia di educazione e anzi spesso si spaccino per innovazione, riforme e perfino annunciate rivoluzioni. Tutto ciò è invece solo un fare gattopardesco e tristemente conservatore che vede complici i mainstream politici, culturali, amministrativi e del variegato mondo mediatico, scrittorico, giornalaico e saggistico che si occupa di “scuola”. Ho avuto prove ad ogni angolo del nostro girovagare divulgativo reale o virtuale.Abbiamo subito spesso boicottaggi e ostacoli burocratici inventati o ingigantiti, dall’amministrazione scolastica e non solo. Virtuosi ed entusiasmanti esperimenti sono stati costretti ad interrompersi o a minimizzarsi con mille scuse istituzionali che vanno dalle paranoie sicuritarie ai cavilli di burocrazie d’altri tempi.Una grande consolazione resta comunque quella che gran parte del mondo degli studenti, degli insegnanti, dei genitori e di qualche illuminato consesso accademico stanno mostrando grande interesse e voglia di contribuire a propagare e avviare pratiche dell’educazione diffusa, malgrè tout, perfino passando dalle esperienze parentali o avviando sperimentazioni sottotraccia per infiltrarsi pro bono nel sistema istituzionale. Nonostante la pervicacia dei poteri, piccoli e grandi.

L’ultima perla, che tradisce tante affinità con una tragicomica commedia è il recente approccio con la realtà amministrativa di un comune vicino a dove risiedo che si era reso inopinatamente e fortemente disponibile ad accogliere una proposta di formazione e di presentazione dell’idea spingendosi anche a prefigurare delle prove suo campo, considerando nella fattispecie la vocazione culturale, storicamente consolidata, del municipio in questione anche con un prestigioso storico festival dedicato al teatro in piazza.

Sulla scia di città, per fortuna poche, che hanno dato in precedenza tristi prove di scorrettezza istituzionale oltre che di pressappochismo culturale, tra cui posso ahimè annoverare anche luoghi e capoluoghi della mia regione le cui prodezze fanno parte delle storie raccontate nell’articolo citato in precedenza, o di gruppi e associazioni legati a città e contesti i più vari che ci hanno coinvolto in iniziative promettenti e poi sono invece sono sparite alla nostra vista, a dispetto delle più elementari regole di buona educazione, insalutate e inspiegate ospiti anche questa bella (forse solo per i muri e la natura) città ci ha mollato di fatto senza alcuna spiegazione e motivazione. La sequenza dei fatti è indicativa. Su invito di una nostra amica appassionata e veramente impegnata nel cambiamento radicale in ambito educativo abbiamo avuto un incontro con un’ assessora (oggi si scrive così) cui abbiamo, nel dicembre scorso, descritto l’idea e il progetto (tra l’altro asseriva di conoscerlo già) ricevendo un riscontro (apparente?) di interesse e l’invito a risentirci non più tardi dell’inizio dell’anno successivo (gennaio 2022). Sed fugit irreparabile tempus. Passano invano ulteriori contatti epistolari con ulteriore documentazione. Nessuna risposta, di nessun tipo in questi ultimi sette mesi. Neppure ad una mia temeraria ma correttissima PEC inviata all’amministrazione qualche tempo fa e ad un messaggio in un social in cui l’ineffabile assessora, nostro contatto iniziale, ha addirittura accettato (improvvidamente?) la mia « amicizia ». Fortuna che nel frattempo si è consolidata ed è in dirittura d’arrivo una iniziativa analoga in un comune vicino che oltre ad ospitare il nostro seminario ci sta concedendo anche il suo patrocinio.

E pensare che proprio un editore di quella città ci ha tante volte invitato ad illustrare la nostra idea pedagogica nella sua rivista dedicata all’istruzione!

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senza parole

E pensare che, come scritto in un recente articolo (https://comune-info.net/scuole-aperte/una-scuola-di-tutti/) e in un saggio pubblicato in Francia su una prestigiosa rivista accademica ( https://www.cairn.info/revue-le-telemaque-2021-2-page-161.htm) si potrebbe avviare realisticamente un cambio radicale e progressivo del paradigma educativo globale a partire dalla cosiddetta scuola pubblica potrebbe modificare le idee su tanti aspetti della vita ed aiutare non poco a scongiurare o mitigare tanti di quelli che siamo soliti chiamare i mali del mondo. Senza passare per una educazione libera e diffusa non credo che le cose del mondo potranno mutare in positivo. Gli eventi di questi tempi ce lo mostrano con terribile evidenza.

APPENDICE: La mail di posta certificata inviata in Aprile senza alcuna risposta:

Al Sig. Sindaco

All’Assessore all’Ambiente e paesaggio

All’Assessore alla Scuola e servizi educativi

A seguito di un colloquio con l’assessore Fussi che doveva preludere ad un contatto per verificare la fattibilità del progetto proposto e dopo diverse mail per conoscere l’esito della proposta che non hanno avuto sorprendentemente alcun riscontro, sperando si sia trattato solo di un disguido postale sono a riproporre l’idea con una sintetica descrizione utilizzando uno strumento più affidabile come la PEC.

Il progetto di Educazione diffusa è nato nel 2017 con la pubblicazione del primo dei diversi testi sull’argomento e l’omonimo Manifesto sottoscritto da oltre 500 tra operatori, associazioni, docenti universitari ed esperti. Negli anni successivi si sono sviluppate esperienze e prove in varie parti d’Italia tra il pubblico e il privato sociale (Milano, Roma, Asti,Gubbio, Recanati, Urbino…) e sono state pubblicati diversi saggi e articoli tra cui l’ultimo nella rivista accademica francese Le Télémaque . Dopo una sessione di grande ascolto di formazione a distanza realizzata nel febbraio scorso con sede a Roma, si pensava di realizzare iniziative analoghe (anche con la presentazione contestuale dei libri e degli scritti sull’argomento) in altre città, prefigurando la possibilità con la partecipazione di enti locali, scuole e associazioni no profit, di sviluppare progetti territoriali di sperimentazione nella scuola pubblica che da sondaggi effettuati presso i docenti chg hanno partecipato agli eventi di formazione avrebbero un grande seguito. »

Giuseppe Campagnoli 8 Agosto 2022

Foto di copertina ”La scuola del mare” Titti Tarabella.