Gli italiani. Dèjà vu
(libera traduzione e parafrasi in chiave moderna del “Discorso sopra lo stato presente dei costumi degli italiani” di Giacomo Leopardi)
Seconda puntata
In Italia manca una vera società civile.
Dovrebbe essere uno degli strumenti principali che restano agli uomini per non concepire solo la vanità delle cose, ed essere convinti della frivolezza di qualsiasi occupazione effimera come del fatto che la vita non sia degna di essere vissuta se non c’è fatica e impegno.
L’uomo per sua natura imita e segue gli esempi…
La società civile
Non si libera anche dopo l’emancipazione (seppure arriva mai ad essere emancipato) dal vincolo delle convinzioni e del modo di pensare degli altri.
In genere imita i suoi simili e prende esempio da loro.
La maggior parte del comportamento umano, del suo carattere, delle sue abitudini e in genere della sua intelligenza e del modo di pensare, dipende, si regola e si trasforma in base all’esempio degli altri, soprattutto di quelli accanto a cui si vive.
Ciò avviene sia attraverso la comunicazione che attraverso le molteplici forme di relazioni interpersonali.
In un tipo di società come quella attuale osservare l’impegno e l’importanza che si concedono alle frivolezze della stessa società e della vita, fa sì che ciascuno non possa fare a meno, sia praticamente che idealmente, di considerare la superficialità delle vicende umane legate a tale modo di vivere.
Continuando a sottovalutare la vanità delle cose come è di abitudine di tutti quelli che appartengono al ceto piu’ in vista oggi in Italia, si inganna in qualche modo il pensiero e si conserva solamente l’illusione della vita.
In una società d’elite anche la persona ragionevolmente e sentimentalmente più convinta della sua vanità e della frivolezza degli altri, della inutilità della vita e delle fatiche così come dell’assoluta mancanza di importanza della società stessa, anche il più intimo filosofo, si comporta come se il mondo valesse qualcosa mentre entra in contraddizione con sé stesso affermando che le cose umane meritano qualche attenzione.
In questa specie di battaglia interiore anche il saggio il più delle volte non riesce a prevalere e persuadere sé stesso e gli altri del contrario, anche a discapito delle sue più solide convinzioni.
L’idea che per natura ci porta a dare un certo valore alla vita però è in qualche modo coltivata in parte dell’elite di cui si è detto ed ha la possibilità di conservare gran parte della sua influenza sull’uomo.
Tutto ciò non puo’ avvenire in solitudine: meno ancora nello sprecare il tempo ogni giorno e continuamente senza relazioni sociali.
Quando si è soli anche l’uomo più sapiente con esperienza e disincanto percepisce più grandi le cose lontane, apre all’immaginazione per la mancanza di verità, realtà e pratica,risveglia le sue illusioni invece di quietarle o annullarle .
L’animo dell’uomo cosi’ riprende a creare e intendere il mondo a modo suo.
La mancanza di vero impegno o distrazione costringe il pensiero a concentrarsi sulle questioni contingenti ,mentre l’attenzione profonda della mente, che ha origine dalla mancanza di altri stimoli che la distolgano, fa sì che alla fine si dia peso a minimi particolari molto più che alla sostanza delle cose. Si pone tanta dedizione ai dettagli che finiscono per riempire la vita e ed alcune volte anche oltre…
La prova di tutto cio’ è nell’esperienza quotidiana.
Questa è la “dissipazione” continua senza autentiche relazioni sociali che caratterizza il modo di vivere di quella parte degli italiani che non debbono preoccuparsi quotidianamente dei bisogni primari.
Essa è priva del necessario “distacco” generato dalle risorse interne dell’immaginazione e della mente, della fantasia che va oltre l’avere sempre la realtà davanti agli occhi.
Per questi motivi gli Italiani “di mondo” privi come sono di veri rapporti sociali percepiscono quasi tutti, in genere, la vanità delle cose umane e della vita e ne sono più pienamente, efficacemente e praticamente influenzati benché razionalmente e filosoficamente ne siano meno consapevoli.
Ed ecco perchè gli Italiani sono praticamente e in parte anche intellettualmente molto più filosofi di qualsiasi filosofo…
Sono infatti tanto abituati e per così dire convivono e si immedesimano con quella convinzione che è la sintesi di tutta la filosofia: la consapevolezza della vanità di ogni cosa che per essi diventa quasi un sentimento e li vede più predisposti di ogni altro popolo.
Da tutto ciò ha origine per il comportamento il maggior danno che si possa immaginare.
Come la disperazione anche il disprezzo e l’intima convinzione della vanità della vita sono i maggiori nemici del ben operare e sono anche origine del male e della vera immoralità che non è solo quella “re-inventata”, nel senso della scoperta, dalle “chiese” e dalle religioni.
Da quelle disposizioni d’animo nasce la profonda indifferenza radicata e diretta verso se stessi e agli altri e che rappresenta la peggiore catastrofe per i comportamenti, le abitudini e la morale.
E’ innegabile: l’atteggiamento che sembra più ragionevole e piu’ naturale ad un uomo disincantato e che si considera conscio della realtà delle cose e degli uomini,nè disperato né violento, ma calmo e tranquillo nella sua consapevolezza e nella sua disillusione, è quello dell’uso continuo di una specie di cinismo nell’animo, nel pensiero, nel carattere, nei comportamenti nel modo di pensare, di parlare e anche di agire.
Quando si è consapevoli della vanità e della miseria della vita e della cattiva indole degli uomini, spesso non si sa e non si ha il coraggio o la forza di disperarsi e di arrivare alle estreme conseguenze contro le necessità della vita, contro sé stessi e contro gli tutti gli altri.
Si vuole invece o si deve pur vivere e rassegnarsi cedendo alla natura delle cose e continuando una vita che si disprezza, convivendo e avendo relazioni con gli uomini che si considerano malvagi o da poco.
In conseguenza di tutto ciò la decisione più saggia è quella di ridere senza distinzione e abitualmente di tutto e di tutti cominciando da sé stessi.
Questo sembra essere l’atteggiamento più naturale e ragionevole.
Gli italiani generalmente e in proporzione tra le diverse classi e i diversi individui come popolo hanno scelto consapevolmente questo atteggiamento.
Ridono della vita e ne ridono molto di più e con più realismo e persuasione di ogni altra nazione.
Cio’ è naturale perché per loro la vita vale molto meno che per gli altri.
E’ provato infatti che i caratteri per natura più vivaci e caldi come quelli degli italiani si trasformano in freddi ed apatici quando sono ostacolati da circostanze superiori alle loro forze.
Cosi’ avviene per i singoli individui e altrettanto per intere regioni.
(Continua)