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Sofismi popolari e didascalici

Tra le righe di Chatgtp molte verità.

“Ah, I see! Popsophia refers to an annual cultural event held in Italy, specifically in the city of Pesaro. Popsophia combines elements of popular culture, philosophy, and entertainment. It features various activities such as conferences, workshops, exhibitions, performances, and discussions that explore the intersection of pop culture and philosophy. The event aims to engage people in thought-provoking discussions while embracing the appeal of popular culture.”

“Pop philosophie” refers to the application of philosophical ideas and concepts to popular culture. It involves analyzing and interpreting elements of popular culture, such as movies, music, literature, and media, through a philosophical lens. This approach allows for a deeper understanding and exploration of the underlying ideas, values, and messages conveyed in popular culture. Pop philosophie often seeks to bridge the gap between academic philosophy and the general public by making philosophical concepts accessible and relatable in the context of popular culture.”

Quest’anno un articolo interlocutorio, distante, distopico e costruito con interrogativi su questa manifestazione della cultura che, innocua per il potere, a volte ondivaga, vale per tutte le stagioni (pecunia non olet) visti anche gli sponsors bipartisan o monopartisan nel piatto panorama parlamentare. Il Ministero del Merito ci indurrà a condividere questo articolo con i nostri partners che operano in campo educativo. Cercheremo di decifrarne, ammesso sia possibile, i “meriti” proprio in campo pedagogico.

Il titolo di questa edizione è decisamente azzeccato per etimo e forse anche un po’ autobiografico. Vale la pena esserci o solo immaginare di esserci tra l’ovvio dell’ovvietà e del déjà vu et entendu?

Voce Dizionario Bonomi
Programma e complici di Popsophia 2023

Merita come sempre una lettura in diagonale, come suggeriva qualcuno per taluni libri e qualche sbirciata, soprattutto per morceaux, di arcinoti racconti di costume culturale. Cominciammo nel lontano 2014 a recensire le edizioni di questa saga di gestione domestica erculea. A volte pur solo criticando senza denigrazione fummo anche censurati e bannati a vita dai socializzatori. Chapeau ai sofisti popolari! Eravamo quindi già influenti e sovversivi! Un onore.

Visto che uno dei patrocinanti è l’ineffabile Ministero dell’istruzione e del merito occorre ben concentrare l’attenzione sull’aspetto “educante” e leggere la storia dell’evento dal 2014 fino all’attualità anche attraverso questa lente. È singolare come ne sia stato autorizzato il riconoscimento per i docenti come attività di formazione (sic!) e come in passato il mondo scolastico, con talune complicità istituzionali, sia stato anche coinvolto e sfruttato per manovalanza gratisetamoredei con la scusa dei soliti ipocriti crediti e tirocini. I manovali, non gli ospiti di un’esperienza. Chissà se le figure nere vaganti e divaganti di quest’anno saranno ricompensate con il nulla o solo con il mero onore di esserci stati?

Contaminations

Quale idea idea di educazione emerge da questa storia? A quali mostri didascalici della realtà si allude? Forse al qualunquismo di ritorno insieme ad una strisciante restaurazione? Ai miti dedicati ad un popolo che si intende mantenere tale e quale? Che comunque è bene che resti da borghesuccio benestante o povero in canna, nel recinto aulico dei già citati pani e circhi, chiese, spettacoli e spettegoli?

I prodromi narrati in questa antologia storica popsofistica 2014-2023 possono essere utili per capire i mostri di ieri e di oggi e capire quanto di realmente educativo mettessero in campo.

https://researt.net/?s=popsophia&paged=5?s=popsophia&paged=2?s=popsophia

Cronistoria popsofaica per immagini da ReseArt

Mentre percorriamo erranti il programma, pieno zeppo di carneadi (cosa che finalmente di per sé non sarebbe un male), immaginiamo solo per carenza di pecunia per i soliti noti vips vaganti indifferentemente da destra a sinistra, seguiamo diagonalmente, pure con l’apporto della mitizzata IA, gli eventi. Immaginiamo le motivazioni culturpop degli sponsors patrocinanti, guidati dalla Regione di estrema destra, dal sindaco piddino già renziano e la sua città della “cultura”, dall’ineffabile duo Valditara e Sangiuliano degni membri di un rieditato Minculpop.

Ma i mostri qui, oltre a quelli citati, sono evocati, rappresentati, raccontati o mirabilmente e fisicamente presenti ? È un fatto che oggi certo non mancano dovunque ci si giri. Anche qui.

In una teoria di aforismi e allusioni si esplica l’essenza del nostro scritto folle e impressionista attraverso la parola chiave “educazione” durante le fasi principali dell’evento, salvo sentire “un radiatore che fuma” ogni tre minuti…e…darsi subitaneamente ad una fuga precipitosa.

GIOVEDI 6

La “Mostra” di riciclo multimediale. Le TIC nell’ educazione come bricolage pedagogico? Fricchettoni del web e narcisisti dell’effimero? Stupire per intontire ed intortare? Paraarte? Tanta, tanta aria fritta. E il fritto, si sa bene non fa. Di fatto platee rare di giovani. E forse è fonte di speranza, purché l’alternativa non sia Ticche Tocche!!

Involution

CICLI E RICICLI. REPETITA IUVANT?

2023
2021

VENERDI 7

“Mostri e mostriciattolə” Parità di genere mostruoso? Memorie pop? Oscure presenze trans silvane? Tarallucci e vino?

In vino veritas?

SABATO 8

“Mostri gossippari e spiritati de la médiocratie del mediorock nostrano”.

Il clou delle serate un po’ scialbe a nostro avviso. Forse sarebbe stata ad hoc la vecchia location di Rocca Costanza, assai familiare anche per il diskettaro nato con la camicia vilpop che all’epoca avrebbe dovuto forse trattenersi nel maniero per non far danni non d’erba ma di note, urla roche e stereotipi paratrasgressivi. Ahi Victor quanto avevi ragione sul successo e sul talento di mostri costruiti per mode e stereotipi di massa o anche di “società stretta” direbbe un mio amato concittadino. Spero che i giovani in formazione non prendano tutto questo sul serio e tanto meno i loro mentori. Sarebbe l’ennesimo periglioso bricolage pedagogico.

E che dire dei poveri malamente strattonati Proust e Nietzche, sempre citati e ricitati, che perfino il dotto Blasco avrebbe letto per intero e profondamente capito fino ad infondere la sua “filosofia” tesa anche a ritenere utopico (nella sua accezione volgare) inutile ed illusoria qualsiasi velleità di rivoluzione? Perfino l’anfitriona popsofistica ne avrebbe fatto il fucro della sua filosofia pop. Quanta disistima per il popolo, quello vero, non quello del pane e dei circhi vari. Vasco a nostro avviso fa parte dei de gustibus di un bravo artigiano checché ne dica il suo fan amico dal palco. Il gruppo musicale pure è un godibile rassemblement di bravi artigiani. Altra cosa come già scritto era la Compagnia di Musicultura.

LA BANALITÀ DEL MOSTRO RE DI ROCCA COSTANZA

Foto di classe

DOMENICA 9: “Various positions ”

Vi risparmiamo la dissertazione disneyana. Il mostro dei mostri del disegno animato non è mai stato, crediamo, un bell’esempio pedagogico. Tutt’altro.

Niente toccata, solo fuga!!! Cara “Pop Sophia” sappi che il popolo vero non può essere il volgo che gode solo di frivolezze e provocazioni tanto da ridere (come ieri) più per il turpiloquio e le volgarità che per l’ironia a volte emergenti, forse a caso, anche da recite assai intellettuali. È questo che si vuol contrapporre al radical chic o all’attuale prevalente restoration choc? Così non si educa nessuno. Anzi. Si tratta del solito ben collaudato panem et circenses ad usum dei consueti delfini.

Fuga di cervelli mostruosi

La redazione di ReseArt 2014-2023

Post Scriptum: gli avventurosi lettori (pochi credo ma buoni) di questo pezzo per contestualizzare il tutto ripassino l’excursus storico popsofaico proposto:

https://researt.net/?s=popsophia&paged=5?s=popsophia&paged=2?s=popsophia

Turismo sostenibile e non solo.

Il turismo mercantile e la questione delle abitazioni. Un racconto.

Un’altra tappa, questa volta italica, della serie di come trasformare un viaggio che aveva buoni propositi di sostenibilità e moderazione in una ennesima prova dei soliti speculatori anche improvvisati di cui le zone diventate appetibili per gli invasori delle spiagge, dei luoghi storici e culturali, delle montagne e della natura in genere, sono un campo di battaglia privilegiato oltre che la dimostrazione di come sia degenerata pesantemente la questione delle abitazioni. Dico il peccato ma non il peccatore. Uno dei tanti luoghi in corso di massacro e di privazione delle disponibilità per chi non ha casa, sparsi in Italia ma anche altrove.(abbiamo avuto esperienze simili in Spagna, Grecia, Normandia, Costa Azzurra…)

Questo articolo è il sunto di una valutazione del gruppo di viaggiatori incappati in questo soggiorno-tipo e di alcuni occasionali ospiti oltre che delle riflessioni ad ampio spettro che ne sono scaturite.

Nei siti di propaganda e attiramento dei gonzi per le dimore turistiche e le case vacanza in genere ci sono gallerie di foto delle offerte, spesso senza distinzioni tra le diverse soluzioni e immagini ben studiate per non mostrare la realtà.

Al primo colpo il bene venduto in locazione non appare assolutamente come si potrebbe intuire dall’offerta nonostante la bella mostra di frutta, tarallucci e vino (un presagio?). Ma non è questo l’unico problema. Le riflessioni travalicano ben presto il campo turistico e ricreativo e la sua qualità per approdare alle tematiche abitative e sociali.

Nonostante la declamazione esaltante del luogo e dei servizi, compresa la bella e accattivante gita in barchetta offerta forse per un anticipato perdono, appena in possesso dell’alloggio è facile di primo acchitto fare una descrizione sommaria di problemi che anche altre volte abbiamo incontrato ma mai,veramente come in questo caso.

◦ prenotato per quattro persone ma dove mettere la roba di 4 persone senza alcun vero armadio se non un appendiabiti risicato in coabitazione col ripostiglio?

◦ due spazi per dormire impraticabili con dimensioni al di sotto delle norme e un solo comodino per letto doppio, unico arredo disponibile. Gli spazi sono ricavati da un unico tramezzo in cartongesso e cielo in vista (rumori, luci, odori…). Si poteva definire meglio un dormitorio comune.

◦ scala a chiocciola impossibile forse adatta a sommergibilisti o pompieri e pericolosa pure per loro.

◦ nessun piano di appoggio mensole o simili se non le sedie della cucina e dei terrazzini.

◦ non avvistati divani o poltrone da interno per fare una pausa tra l’inferno di calore del primo piano e il condizionatore degli spazi letto e ingresso privi di qualsiasi seduta che non fossero i letti.

Da apprezzare la sola cucina (seppure da punte di 35 gradi centigradi fisse, nonostante ventilatore) e la bella terrazza (con geco) utilizzabile solo (per le alte temperature) in ore notturne.

Unica consolazione, l’andare in giro, al mare, all’aperto, nei dintorni, in tutta la regione e nella limitrofa Lucania seppure invasa da un turismo ferocemente ridondante bei luoghi storici, artistici e naturali. Le foto sono testimoni nel bene e nel male. So già che gli ospitanti ne trarranno prima o poi un qualche insegnamento o almeno lo spero. L’accoglienza dei viaggiatori dovrebbe essere prima un servizio alla collettività e poi un mezzo di lucro.

Speriamo che la politica si renda conto, soprattutto quella che si dichiara per il sociale e l’equità, che risolvere la questione annosa delle abitazioni non si fa agevolando il mercimonio e la speculazione sulle seconde terze e quarte case e che occorrerebbe una legislazione che limitasse il possesso e lo sfruttamento immobiliare trattandosi di bene primario al pari della salute, del cibo, dell’istruzione. Si sappia che immobili come quelli descritti e venduti per il turismo rendono quasi quattro volte più di locazioni destinate agli affitti ad un canone sostenibile per chi cerca casa. Credo che solo una volta assicurato l’uso calmierato degli immobili destinati a coprire prioritariamente e per intero il fabbisogno abitativo a prezzi accessibili per locazioni ed acquisti, se ne potrebbe fare uso mercantile e turistico comunque calmierato. Ricordo con sgomento che già negli anni settanta si parlava di milioni di vani sfitti o gettati alla speculazione a fronte di milioni di persone senza casa o costretti a contratti di locazione vessatori e capestro. Tutto è peggiorato e addirittura oggi con la criminale norma che consente gli affitti a breve periodo praticamente a tasse zero e guadagni alle stelle, ha fatto il deserto della disponibilità di alloggi per uso sociale (famiglie, lavoratori, studenti). E per di più i turisti spesso, checchè ne dicano gli astuti imprenditori, vengono allegramente anche gabbati!

Una strada potrebbe essere quella di boicottare certe pratiche speculative dal basso e diffusamente. Non dimentichiamo che la Costituzione recita all’Art. 41: “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali.”

Giuseppe Campagnoli.

Di ritorno da un bel giro turistico ma da una meno bella esperienza residenziale. Ho detto il peccato ma non i peccatori. Di costoro parlerò in privato ai miei amici e colleghi facendo la giusta pubblicità nel descrivere la realtà cosi come è apparsa.

Luglio 2022

Oh che bel castello! Potrebbe essere un bel portale educante.

 

Una storia emblematica e purtroppo ricorrente e assolutamente multipartisan nell’ Italia dell’abbandono progressivo di beni storici e artistici  e spreco di risorse pubbliche è quella del castello di Montefiore di Recanati, dove si intrecciano anche passaggi di architetti con una certa affinità elettiva come il sottoscritto e Giancarlo de Carlo che, oltre ad Aldo Rossi, per idee contrapposte ma ricongiunte come in una circonferenza infinita sono stati i miei riferimenti culturali  originari anche se oggi ampiamente superati ed aggiornati.  Questa storia che si intreccia con la mia biografia e la mia vecchia professione, tanto amata e tanto odiata, è tornata in evidenza di nuovo e di recente,  in conseguenza ad un ripresa di interesse locale per il monumento.

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Il monumento

Punto forte del sistema difensivo duecentesco del Comune di Recanati verso Osimo costruito sulle rovine del castrum Montali, la fortificazione fu ristrutturata e rinnovata dal 1405 per tutto il XV secolo con l’aggiunta della torre centrale in funzione di avvistamento per la guarnigione già presente. Il castello divenne una vera e propria rocca con cassero e rivellino. Si trasforma nel tempo, venute meno le esigenze difensive, in borgo rurale  a partire dal seicento e le tracce di sedime delle abitazioni all’interno della corte sono solide, evidenti e fanno parte integrante della storia del manufatto. Permane nell’ottocento il borgo con 29 famiglie di artigiani, braccianti e filatrici più la parrocchia. Il borgo murato è completo a metà ottocento ma viene demolito negli anni successivi secondo la perniciosa filosofia conservativa e purista del tempo. Restano tracce del sedime e rari documenti catastali gregoriani della struttura interna della cortina abitata. Una foto del 1920, dopo alcuni interventi di consolidamento e restauro statali e comunali otto-novecenteschi (compresa la rampa d’accesso) mostra ancora un corpo (la chiesa) interno alla cinta muraria poi demolito insieme ad altri.

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L’idea di un recupero possibile

Nel lontano 1987 l’idea di recuperare il Castello, un presidio dal disegno e dalla storia originali, venne proposta all’allora Amministrazione del Comune che la accolse con qualche ambiguità e con qualche riserva ma la fece sviluppare fino a che non divenne un progetto vero e proprio con tanto di approvazione, dopo varie vicende burocratiche, della Soprintendenza competente.  Nel 1990 a progetto definitivo completato arrivò il parere favorevole della Soprintendenza per i beni ambientali e architettonici con alcune prescrizioni utili alla realizzazione delle opere, ed una sorprendente indicazione di mantenere la rampa di accesso in muratura (novecentesca) forse perché realizzata a suo tempo proprio su progetto di quell’ufficio. Il progetto completo di preventivi particolareggiati, di diagnosi e cura dei dissesti, di particolari costruttivi di strutture murarie, arredi fissi e mobili e impianti tecnologici, compreso un plastico in legno, fu consegnato definitivamente al Comune. Ma del progetto, dopo alterne vicende burocratiche, che non sto per pudore ad elencare, non si  fece nulla.

Le linee principali del progetto

Il progetto di consolidamento, restauro e riuso prevedeva di destinare la struttura a botteghe artistiche ed artigiane, una ludoteca pubblica e un centro di documentazione con biblioteca, emeroteca e audiovisivi,, in sostanza un polo educativo e culturale che con qualche intervento accessorio e aggiornato potrebbe ben essere oggi una delle basi e dei portali dell’educazione diffusa. L’impianto avrebbe dovuto essere integrato, nella corte, da strutture prefabbricate in legno che avrebbero riprodotto la fisionomia del vecchio borgo sorto all’interno delle mura tra il 1500 e il 1800.Una mini città educante.  Partecipò al progetto anche il noto e compianto artista  Loreno Sguanci che disegnò una scultura-stele  simbolica da porre all’esterno della cinta muraria. Un parere estremamente utile e lusinghiero per i due giovani progettisti fu espresso in una lettera dall’Arch. Faglia consulente del FAI e dell’Istituto Italiano dei Castelli che lo visitò insieme al principe di Galles in un viaggio a Recanati. Collaborarono ufficialmente al progetto redatto dagli architetti Giuseppe Campagnoli e Giancarlo Stohr, giovani studenti di architettura e neo architetti alle prime armi. Il progetto era pronto quasi esecutivo ma ben tre amministrazioni di diverso colore non riuscirono o non vollero  realizzarlo.

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I progetti  successivi

Le amministrazioni succedutesi nel tempo, pur avendo già un progetto pagato (nella sostanza valido anche dopo trent’anni per la sua attualità, soprattutto nelle destinazioni d’uso previste), da cui partire per il restauro e  riuso del castello, diedero  incarichi ad altri professionisti, tra cui uno studio legato a Giancarlo De Carlo, di cui si vedono alcuni rendering e disegni qui sotto, suscitando anche l’attenzione della Corte dei Conti che dovette intervenire con gli esiti noti ai cittadini di Recanati. Successivamente, alla fine degli anni ’90, furono effettuati alcuni minimi interventi per un uso parziale come teatro all’aperto e per l’accessibilità alla torre maestra. Pare che non siano stati effettuati interventi di consolidamento delle fondazioni. Oggi si torna a parlare del castello (perché di castello si tratta) . Cosa succederà? Che si possa riparlare di un uso culturale ed educativo? Che possa diventare un bel portale aperto al territorio, alla campagna ed alla città? Per una città educante sarebbe un bel gioiello da recuperare ad un uso veramente attivo e permanente con biblioteche, botteghe, radure, anfiteatri all’aperto, costruiti come  in un bello scenario di apprendimento incidentale ed esperienziale, seppure nella sua contenuta dimensione che comunque è un pregio di dimensione umana. Nemo propheta in patria come suggerisce la storia in quel di Recanati e poi di Pesaro e Urbino per realizzare architetture per l’ educazione diffusa…ma non si può mai sapere.

Giuseppe Campagnoli Luglio 2019

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