Bricolage artistico. Ecco un bell’esempio.

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Bricolage artistico. Ecco un bell’esempio giratoci dal nostro Giovanni Contardi

Abbiamo scritto spesso, io e i miei colleghi autori di questo blog, di artisti autodidatti  e improvvisati e dei bluff che il mercato, compresi ahimè gallerie e musei ritenuti prestigiosi, in Italia e all’estero, ci offrono ad ogni piè sospinto (CFR: L’arte a distanza del MoMa). Passi la filosofia mercantile riguardo all’arte che impera in paesi come gli Stati Uniti, la Germania, l’Asia, Il medio oriente e più raramente il Regno Unito e i paesi scandinavi. Ma che in Italia, il paese ritenuto a ragione la culla della qualità di molte arti, dove fare arte si insegna più e meglio di altri paesi in prestigiose scuole pubbliche e private o in “botteghe” apprezzate in tutto il mondo della vera cultura, si dia spazio al “di tutto di più”, al neoanalfabetismo della creatività ed al bricolage artistico è proprio una bestemmia! Per una sollecitazione che mi è venuta da uno squallido battibecco più da gossip che da persone colte suscitato nel web da un mio intervento, ho l’occasione, che non posso perdere, di mostrarvi un esempio emblematico corredato dalle immagini e dal back ground culturale dichiarato dall’artista nel suo curriculum vitae. Un artista cui è stato paradossalmente intitolato anche uno spazio pubblico museale di un piccolo paese dell’entroterra marchigiano che contiene alcune sue opere “donate” per essere di fatto esposte gratis ai cittadini che pagano le tasse anche per questo. Mi hanno raccontato che  una giunta municipale illuminata , nello stesso comune negli anni 90, aveva deliberato la rimozione di un’opera posta difronte alla residenza comunale per destinarla successivamente, nella sua degna collocazione, come “pirolo” per il traffico in una rotatoria! C’è una mostra in corso nella città di Pesaro presso una struttura espositiva pubblica-privata sponsorizzata da aziende e dalla pubblica amministrazione. E’ consuetudine di ReseArt di stigmatizzare i peccati risparmiando i peccatori (che comunque sono facilmente individuabili per chi lo volesse). Potete visitare la mostra e dirci cosa ne pensate oppure trovare una galleria di opere e la biografia nell’ineffabile sito personale del de cuius.

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No comment.

Voglio concludere lasciando al lettore l’ardua sentenza nel riproporre una citazione che ritengo estremamente illuminante su che cosa debba essere l’arte e come fare per riconoscerla:

“Condizioni necessarie (ma non sufficienti) per definire, anche oggi, nell’era del web e dei media, un’opera d’arte:
Oggetto fisico che abbia a che fare con l’aisthesis (i sensi).
Che sia oggetto sociale. Non ci può essere arte per un solo uomo al mondo o per pochi eletti. L’arte parla da sola e deve essere universalmente compresa; non  ha bisogno che qualcun altro la spieghi altrimenti è come una macchina con libretto di istruzioni.
Che provochi solo accidentalmente conoscenza. La funzione prioritaria non è la conoscenza.
Che provochi sentimenti ed emozioni, eventualmente anche di ripulsa. Le emozioni sono fondamentali per la ragione.
Che sia una cosa che finge di essere persona. Giudicare un’opera d’arte infatti deve essere come giudicare una persona.
Solo di alcune cose si dice che siano opere d’arte. Queste condizioni sono le premesse indispensabili affinché ciò si avveri.
La storia è una delle premesse fondamentali, come la cultura di chi produce opere d’arte e la sua preparazione certa.” da Maurizio Ferraris

Giovanni Contardi Aprile 2016

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