La cultura, l’arte e il turismo in Italia. La musica è finita?

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Proprio ieri discutevo con alcuni operatori pubblici e privati del settore cultura e turismo raccontando di come ho avuto l’opportunità di godere del periodo di manifestazioni turistiche e culturali estive a Nantes (Pays de Loire)  notando delle enormi differenze con quanto accade da noi, come del resto avevo già sperimentato in Belgio nel 2012. Gli eventi culturali  locali e regionali sono in un quadro unico e modulare  e le risorse economiche, umane e culturali sono convogliate in uno sforzo comune esteso spesso anche a tutta la regione. Tutti quelli che meritano (associazioni, artisti, botteghe,enti turistici..)secondo rigorosi e specifici protocolli hanno diritto a contributi pubblici ed i privati coinvolti spesso si impegnano con forti connotazioni no profit. In Italia  c’è ancora la concorrenza spietata nell’associazionismo e in chi aspira a partecipare della torta degli eventi turistici e delle manifestazioni cuoturali alimentata dalla politica e dalle lobbies culturali locali e nazionali. C’è il nepotismo e la raccomandazione, ci sono i soldi dati sempre agli stessi, escludendo altri forse ben più meritevoli e di talento. Non si farebbe meglio a pensare più in grande coinvolgendo più soggetti evitando al contempo di far fare la parte del leone ai soliti noti non sempre all’altezza? Gli eventi di una città e di una piccola regione potrebbero essere raccolti sotto una unica insegna, un marchio di qualità,una strategia e un programma, con  una unica regia che coinvolgesse le diverse proposte culturali e le rendesse compatibili con un disegno unitario sicuramente più economico e certamente più di qualità. Purtroppo la lungimiranza della politica e di chi amministra le città e le regioni non va oltre il campanile e il proprio lustro personale (sovente espresso con l’esibizionismo mediatico) o di consorteria e una cosa che altrove è naturale qui forse non avrà mai casa. Oltre a dare spazio a discutibili artisti e maneggioni della cultura incensandoli e spingendoli agli onori di una cronaca miope pare non si riesca a fare altro. Qualche amministratore e manager culturale non potrebbe spendere il suo tempo estivo (e anche invernale) in giro per l’Europa ad osservare, partecipare e, perché no?, copiare le buone pratiche che paesi e città, spesso meno dotati di noi, hanno avuto la capacità e l’occhio lungo di realizzare? Una regia regionale e un progetto culturale comune che coinvolgesse tutti i territori ottimizzando le idee e le risorse sarebbe proprio un’utopia? E’ così difficile pensare ad un programma unico turistico e culturale integrato senza sovrapposizioni e con ampia possibilità di scelta gestibile dall’utente attraverso una card regionale per gli accessi, le prenotazioni, l’accoglienza e la mobilità? ReseArt ne avrebbe di idee…

Giuseppe Campagnoli 24 Aprile 2016

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