Rimini: prove di educazione diffusa

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Si è trattato di un bellissimo seminario, realizzato con la collaborazione di Paesaggi educativi e il patrocinio del Comune di Rimini, dedicato a insegnanti, educatori, associazioni, genitori, amministratori e anche cittadini interessati. La partecipazione secondo le aspettative è stata coinvolgente, appassionata e veramente utile. Persino il tempo ci ha regalato di tutto, vento, temporale, sole, caldo e freddo. C’erano educatori ed insegnanti in realtà pubbliche, parentali, paritarie e anche rappresentanti di amministrazioni locali e di associazioni dedicate all’educazione ed alle aree di coinvolgimento esperienziale. Nonostante il boicottaggio meccanico della piattaforma Zoom (zum,zum,zum,zum,zum!! che ci ha fatto uno scherzaccio sul fronte delle registrazioni audio, lasciandoci invece belle immagini da cinema muto, possiamo ricostruire per sommi capi l’accaduto in maniera multimediale.

La mattina del primo giorno Paolo Mottana ha inquadrato le idee dell’educazione diffusa sul campo, prefigurando un diverso sistema educativo in una accezione pubblica rivoluzionata, articolato in una serie di ambiti del percorso, che abbandona all’inizio il concetto di “nido”, per non sottrarre i neonati al gruppo e alla cosiddetta famiglia, mentre affiderà i bambini alla collettività a partire dai 3 anni con il momento dell’infanzia, caratterizzato dal GIOCO. II segmento della cosiddetta primaria si sviluppa per 5 anni dedicati alla SCOPERTA per proseguire con un periodo di 3 anni più 2 destinati all’ESPLORAZIONE ed altri 2 anni da dedicare alla DIFFERENZIAZIONE. Il tutto comincia a svilupparsi nelle cosidette AREE DI ESPERIENZA così declinate:

1-Area del servizio sociale

2-Area del lavoro

3-Area della natura

4-Area dell’espressività simbolica

5-Area della corporeità

6-Area della ricerca e indagine

Ad ogni raggruppamento di esperienze appartengono luoghi della città e del territorio, saperi e competenze trasversali, integrate, occasionali, incidentali o basilari, come strumenti per le conoscenze indispensabili per la vita o anche no, come per le diverse attività ad essa afferenti. Le guide, i mentori, gli esperti occasionali sono sempre presenti e si alternano in varie forme e in tempi diversi.

Nella dissertazione è parte fondamentale la descrizione degli ambiti di conoscenza (strumenti di analisi della realtà, lettura, comunicazione, arti, sport, lingue, teatro, educazione alla corporeità, alla convivenza ed azione sociale…) con esemplificazioni dei percorsi e delle infinite possibilità di interazione con il territorio in funzione anche della evocazione e induzione (absit la perfida e meccanica deduzione!) di innumerevoli choc educativi. (vedi anche “L’éducation diffuse et la ville éducatrice” Le Télémaque N°60 e “I tabù dell’educazione” di Paolo Mottana). Molte le interazioni con gli intervenuti e molti gli spunti per avviare sperimentazioni che possano condurre a prove concrete di educazione diffusa verso un radicale futuro mutamento.

Sempre nella prima giornata, dopo un giro di presentazione dei partecipanti si è parlato di città, architettura ed educazione con la presentazione di una serie di immagini descrittive del rapporto che si intende stabilire tra territorio, realtà urbana ed educazione diffusa, fino a prefigurare, attori, ruoli, scenari e possibilità di reale intervento anche attraverso (superando o aggirando) le norme e le consuetudini esistenti che hanno costituito spesso ostacoli rilevanti sui percorsi di cambiamento inventando sovente delle finte e gattopardesche innovazioni tra neoconservazione e bricolage pedagogico. Qui è riportata la presentazione senza commenti da scaricare.

Successivamente, viene impostata l’esercitazione da svolgersi nella giornata successiva sulla base di alcuni passi per la costruzione di un modello di una settimana che costituisce lo spunto per una progettazione modulata più a lungo termine di un esperimento di educazione diffusa. Qui sotto le indicazioni di base per i 4 gruppi costituiti in modo casuale:

La seconda giornata del seminario si è sviluppata attraverso i lavori dei gruppi sul tema indicato, con idee davvero interessanti e coinvolgenti, molto legate alle diverse realtà territoriali tenendo conto dei contesti di “scuola pubblica” e di città e territori ove operare, dall’Umbria alla Campania, dalle Marche al Veneto alla Romagna, tutte le provenienze dei partecipanti. Cammini e suggestioni tra teatri, radure, piazze, laboratori e officine, genti variegate, mari, boschi greppi e montagne, storie e controstorie borghi, città, campagne e addirittura circoli di camper e roulottes in guisa di tante aule vaganti!

In conclusione dell’incontro la testimonianza di insegnanti, educatori, genitori e ragazzi dell’Officina del fare e del sapere di Gubbio, l’antesignana in assoluto delle prove sul campo dell’educazione diffusa che ha coinvolto nel tempo la secondaria di primo grado (ormai arrivata al passaggio al secondo grado) fino attualmente all’esordio nella primaria. Evidente e significativo nel racconto l’impatto, all’atto delle prove di esame (&%$£!!??) di idoneità con una realtà ancora tremendamente ingessata e rigidamente nozionista di scuola pubblica. È proprio nella scuola pubblica che partiranno altre sperimentazioni per una sottile rivoluzione dall’interno con attività e prove di cambiamento nell’organizzazione, nella didattica, nei luoghi, nella valutazione.

Giuseppe Campagnoli 20 settembre 2022 S.E.&.0@#]!!

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