Gli spazi che insegnano.Venditori di scuole, di banchi, di indulgenze e di fumo.

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In occasione del nostro bell’ incontro sulla Città educante  Cattolica del 5 Maggio scorso alla presenza di assessori illuminati, amministratori e autorità non omologati e molta gente comune, vogliamo riproporre come brutto contraltare la disavventura subita una settimana fa in quel di Pesaro durante la passerella di venditori di belle scuole e di bei banchi, di fumi ed indulgenze. Eppure Pesaro  ci aveva  ben acconto nella sua Biblioteca San Giovanni giusto un mese fa (ma non c’erano politici, né autorità messe dalla politica né radical chic o prodotti da spoil system ).

Un nostro amico esperto autorevole di scuola ha così descritto, confortato da decine di opinioni simili, la nostra partecipazione all’incontro con la proposta decisamente controcorrente dell’ “Architettura dell’educazione diffusa”: “Ho visto anche il servizio ed è chiaro il tipo di manipolazione dell’informazione che è stato fatto escudendovi dalla tribuna televisiva ed emarginando il vostro pensiero al riguardo”.

Dal servizio Rai Tg Marche del Seminario sugli “Spazi che insegnano” organizzato dal Comune di Pesaro per il 26 Aprile u.s. una sintesi significativa dell’evento. Celebrazione e propaganda per la nuova scuola a Pesaro, concezioni obsolete dell’architettura scolastica e degli spazi. Tempo concesso solo alle interviste del progettista pro domo sua e del patetico “esperto di banchi” ma in realtà venditore di banchi. Tutto il funzionalismo ingenuo (o in mala fede?) che aborriva il mio maestro architetto Aldo Rossi in un clima molto politicante.Ed io con la proposta controcorrente di educazione diffusa e città educante dove sono? Sparito. Non oso pensare che non sia stata una libera scelta redazionale o un problema di montaggio(!),

Gli spazi che insegnano. Ecco come è andata il 26 Aprile scorso a Pesaro.

Sembrava tutto preordinato. Dovevo aspettarmelo già dalla stranezza dell’invito come prosecuzione di  una mia diatriba del Settembre scorso circa la promessa non mantenuta dal Comune di Pesaro  di un convegno ad hoc sulla “Scuola diffusa” e le nuove idee tra educazione e architettura della città. Forse con qualche senso di colpa (?) provarono ad infilarmi ad un altro convegno di qualche mese fa ma senza seguito.

Ora è stata la volta degli “Spazi che insegnano” occasione ad hoc per celebrare un nuovo edificio scolastico a Pesaro. Credendo di poter portare alla discussione  la mia esperienza e le idee del Manifesto della educazione diffusa non ho esitato. Ma, col senno di poi, so di aver commesso un grave errore.

Infatti questa è stata la sequenza:

Introduzione e saluti delle autorità, avvio dei moderatori (a mio avviso bravi e competenti) e poi, e mi è testimone tutta la platea, è andata così:

  • Lunga ed esauriente passerella descrittiva delle decine e decine di  progetti fatti  e venduti dall’architetto incaricato di  realizzare la scuola a Pesaro, con rare note teoriche sull’architettura educativa se non ribadire che non si potrà mai fare a meno delle aule.
  • Il mio intervento, tra l’architetto e l’esperto di arredi, cercava di spiegare un progetto arduo e complesso, ma è stato interrotto anzitempo da un cenno del moderatore .Ho obbedito senza possibilità di mostrare il trailer del Manifesto della educazione diffusa, ed alcune considerazioni finali dovendo chiudere  di corsa verso l’ultimo relatore.

  • Interviene alla fine un signore che viene presentato come esperto e consulente di arredi scolastici. Ci informa su come sono cambiati  gli arredi in genere, i  banchi, le sedie, su come si possano aggregare modularmente  tra di loro per creare spazi flessibili ed adattabili, con attenzione alla prossemica e all’ergonomia (ricordo ancora  le lezioni universitarie alla fine degli anni ’60 e mi sgomento di sentirle citare come innovazioni alla soglia degli anni ’20 del nuovo secolo).Poi si scopre che era anche un venditore di banchi e di sedie.

    Qualche raro intervento dal pubblico, a volte stimolante e curioso, ha tirato su le  sorti della serata. Dulcis in fundo  gli inviati del TG3, evitandomi accuratamente come fossi un fantasma, si sono affrettati ad intervistare l’ architetto delle cento scuole e l’esperto dei banchi e delle sedie. Nessun cenno alla scuola diffusa, alla Città educante, al Manifesto della educazione diffusa ed alla nuova concezione di architettura scolastica.

Mi son chiesto allora con sgomento: che cosa c’entro io e  le mie idee di scuola, educazione diffusa e città educante con un architetto che vende progetti di edilizia scolastica e un consulente per la scelta degli  arredi?

Ho sbagliato a partecipare? Una ingenuità? A Cesena nel convegno sulla “Scuola diffusa” nel Settembre scorso  si dibatteva di ricerca tra Università, Comune di Bologna, esperti ricercatori, Indire, Amministratori locali, e anche studiosi sognatori come noi sicuramente rispettati e ascoltati anche per questo. Ci consola il fatto che Università, associazioni di insegnanti e genitori, istituti scolastici, biblioteche pubbliche e private ci chiedano continuamente di raccontare e spiegare la nostra idea di scuola. Venerdi 5 Maggio a Cattolica al Centro Polivalente, Sabato 13 Maggio a Riccione, il 15 Maggio presso una scuola di Recanati, poi all’Università di Macerata e così via…

Giovanni Contardi

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1 thoughts on “Gli spazi che insegnano.Venditori di scuole, di banchi, di indulgenze e di fumo.”

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