Credo che non si possa progettare e costruire un bello spazio per una brutta scuola. Ecco anche perché l’edilizia scolastica di oggi e di ieri rappresenta la forma del concetto obsoleto, padronale e mercantile, dell’educazione e dell’ istruzione. Perfino Colin Ward l’aveva osservato della sua “Architettura del dissenso” perfettamente coniugata con la sua idea di “educazione incidentale”. Il mio recente articolo nel numero 5 de “La rivista dell’istruzione“, una specie di provocatorio infiltrato nella cultura osservante in educazione e architettura, sottolinea l’esigenza di accompagnare giocoforza ad un nuovo concetto di educazione anche una nuova visione della città e dei suoi luoghi superando il concetto manualistico e tipologico di edilizia scolastica per un’altra frontiere del concepire i luoghi dell’educare. Per una strana coincidenza, nell’ultimo numero della rivista di architettura Casabella, vi sono degli esempi significativi dell’ “architettura” scolastica internazionale che vi ripropongo in una sintesi per immagini. Tutti gli edifici proposti sono ad uso della corrente idea di scuola che di fatto si è perpetrata immutata, forse a tratti solo dissimulata, fin dal XVIII secolo. Scuole in Burkina Faso, in Svizzera, Los Angeles a Nantes. Globalizzazione e omologazione.
Nell’articolo citato dalla Rivista dell’istruzione, che fa parte del FOCUS sugli spazi scolastici oggi e che vi invito a leggere, ho tentato di scuotere il pubblico di addetti ai lavori che discute di innovazione pur restando dentro il solito recinto concettuale. Ecco il sommario del fascicolo.
La Rivista dell’Istruzione. Maggioli Editore Rimini.
FASCICOLO 5 / 2018
INDICE E SOMMARIO
IL PUNTO
La scuola che vorrei – Giacomo Stella
DOSSIER
Il supermercato, la biblioteca e l’aula scolastica – Marco Orsi
Spazi per una didattica alternativa – Mariagrazia Marcarini
FOCUS
Aula: spazio anonimo o ambiente di apprendimento? – Alessandra Rucci
Materiali per nutrire l’immaginazione – Franco Lorenzoni
Le carte geografiche murali – Gino De Vecchis
Le pareti di una scuola raccontano… – Maria Rosa Turrisi
Le riunioni e i gruppi di lavoro – Paola Toni
Sull’uso del grembiule a scuola – Cinzia Mion
Evviva l’intervallo (e il cortile) – Lorenza Patriarca
Cooperare a scuola – Mariella Marras
La campanella e l’ora di lezione – Stefania Chipa, Elena Mosa, Lorenza Orlandini
PROFESSIONALITÀ
Imparare leggendodi Gheti Valente
CULTURA DELLA SCUOLA
Quaderni e quadernoni per costruire conoscenza – Roberta Passoni
La messa a punto del testo – Rinaldo Rizzi
SAPERI DI CITTADINANZA
La classe, spazio che include o che esclude – Luciano Rondanini
GOVERNANCE
Il disegno di una città educante scolastica – Giuseppe Campagnoli
DESKTOP
Le inquietudini della scuola del futuro – Roberto Baldascino
SILLABARIO
Il cartellone delle presenze – Lorella Zauli
OSSERVATORIO GIURIDICO
Quale educazione finanziaria economica? – Mavina Pietraforte
(RI)LETTI PER VOI
Rileggendo Bruner. Saggi per la manosinistra – Giovanni Fioravanti
Nel fascicolo della rivista si danno numeri sull’edilizia scolastica, si avanzano proposte di ogni sorta ma, in sostanza, si descrive il desolante panorama delle scuole italiane oggi, si ricordano e raccontano i tentativi lodevoli di superarlo e le soluzioni spesso palliative. D’altronde il vero problema è rinnovare radicalmente l’educazione e con essa i suoi luoghi deputati, moltiplicandoli, trasformandoli e “sparpagliandoli”. Ecco l’incipit significativo del mio pezzo che presenta qualche ironia nel titolo:”Il disegno di una città educante scolastica”. Per il resto leggete la rivista.
“Ci sono le città, i loro quartieri, le campagne, le montagne, le coste e il loro intorno ambientale. Ci sono 42.000 edifici scolastici urbani e rarissimi rurali tra cui molti obsoleti, insicuri, di vecchia concezione, altri nuovi ma vecchi nell’idea, seppure accattivanti tecnologicamente ed esteticamente ma pur sempre delimitati, gerarchizzati negli spazi, ingenuamente funzionali ed in genere emarginati in aree similcampus e periferie degradate spesso senza alcuna decente urbanizzazione. Prima di poter trasformare la città in educante, cosa che potrà avvenire tra non meno di qualche decennio, posso suggerire alcuni passi nella marcia di avvicinamento che potrebbe essere avviata fin da ora in una specie di periodo di transizione tra la scuola delle materie, degli orari, delle cattedre, dei banchi e delle mura e della educazione ristretta e contenuta a quella della educazione diffusa. Purtroppo si insiste ancora a minimizzare il ruolo dei luoghi dedicati all’educazione con posizioni pervicacemente retro, quando si persevera diabolicamente nell’intervenire in termini di edilizia scolastica facendo sospettare persino che ci sia uno strizzare l’occhio alle economie del costruire e della cementificazione, oggi sostituita per mitigare l’effetto di reclusorio scolastico dalla falsa ecologia del costruire in legno, con colori, arredi ergonomici, vetrate e giardinetti, magari chiavi in mano. Dovrebbe invece essere l’insieme delle auspicabili trasformazioni del tessuto urbano in funzione educante la chiave di volta per il recupero, il risanamento il ridisegno delle nostre realtà territoriali (città, campagne, ambiente in generale) attraverso le emergenze architettoniche vecchie e nuove che si caratterizzerebbero anche per una marcata vocazione culturale e didattica. Non sto a ripetere le argomentazioni più volte espresse nei miei tanti articoli e saggi per ribadire come quelli che avevo chiamato già nel 2010 nel Secondo Manifesto della scuola marchigiana i “luoghi da amare” non possono essere un aspetto marginale o di semplice contorno nell’idea di una città educante.”
Giuseppe Campagnoli
23 Ottobre 2018