Scuole innovative? I vincitori del concorso delle “belle scuole”. Tutto cambia perché nulla cambi.
Riprendo l’articolo di un anno fa sul famigerato bando per progettare le “scuole del futuro”. I risultati non fanno che confermare l’idea che non si debbano più progettare reclusori scolastici, seppure ipertecnologici, iperestetici o iperecologici, ma si debba ridisegnare la città nella funzione educante dei suoi luoghi significativi. E si torna alle idee del Manifesto dell’educazione diffusa. Qualche indiscrezione iconografica ci riporta ad una concezione mercantile degli spazi dell’apprendimento che segue pari pari una idea di scuola obsoleta e reazionaria. Quando avremo la carrellata completa delle immagini dei progetti vincitori sapremo dirvi di più. Le premesse e le anteprime non sono per nulla incoraggianti. Ci saremmo aspettati almeno una, una soltanto, #scuolasenzamura. Spiace vedere nomi come quello di Monestiroli (ricordi universitari di “tendenza”) in questa kermesse di pseudo innovazione. Ma forse era chiedere troppo alla psicopedaeducazione imperante ed all’architettura della globalizzazione e del consumo. Ci confronteremo, forse, con una realtà prossima a noi, in Romagna, dove si colloca uno dei progetti vincitori, e dove, ripeto forse, potrà avviarsi un’ esperienza di educazione diffusa come a Monza, Milano e Urbino che non può non coniugarsi con un ridisegno della città in funzione educante. Ne vedremo, forse, delle belle!
Giuseppe Campagnoli 10 Novembre 2017